Padova, un anno d’attesa per una risonanza
PADOVA. Trecentosessantuno giorni per la risonanza alla colonna vertebrale, 348 per una mammografia, 208 per un’ecografia all’addome. La sanità padovana, conosciuta per le sue eccellenze, è anche questo. Tempi d’attesa infiniti, in alcuni casi addirittura liste bloccate e quindi - di fatto - cure negate. È il quadro che emerge considerando le (prime) visite più richieste dai pazienti che abbiamo provato a prenotare al Cup fra il 3 e il 4 maggio scorsi nelle due strutture sanitarie padovane - Azienda ospedaliera e Sant’Antonio - e in quella di Piove di Sacco che è relativamente vicina alla città (18 chilometri circa); non è stata invece presa in considerazione la nuovissima struttura di Schiavonia perché piuttosto scomoda (35 chilometri) rispetto a Padova.
Si tratta, va precisato, di visite senza priorità. La situazione è presto riassunta: quasi impossibile farsi visitare nelle strutture dell'Usl 16, decisamente migliore la situazione in Azienda ospedaliera. Tagli, carenza di organico, macchinari mancanti: sono le cause per cui il servizio pubblico non riesce a star dietro alla domanda dei cittadini. E questo nonostante i piani delle performance delle strutture sanitarie padovane dedichino grande attenzione al taglio delle liste d’attesa; tra l’altro questo è uno dei parametri in base a cui verranno giudicati i direttori generali.
In Ortopedia, al Sant’Antonio, che è stato il reparto del luminare Sergio Candiotto, le liste sono bloccate. Bloccate anche quelle per la risonanza alla colonna vertebrale, mentre per una visita in un altro reparto d’eccellenza, quello dell’Oculistica di Galan l’attesa è di 172 giorni che sale addirittura a 208 giorni per un’ecografia all’addome. Tempi lunghissimi anche a Piove di Sacco, con la sola eccezione della Ortopedia. Situazione buona invece in Azienda ospedaliera con appena 6 giorni di attesa per una risonanza alla colonna.
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