Zona rossa in stazione, la rabbia del terzo settore: «Intralcia il nostro lavoro»
Le associazioni padovane denunciano gli effetti della zona rossa in stazione: riduzione dei contatti con persone fragili, paura e perdita di assistenza: «Serve una vera alternativa»

«La zona rossa è una trappola». «È un ostacolo al nostro lavoro e vanifica percorsi di agganciamento durati mesi». «Chi ha bisogno ha paura, i contatti si sono dimezzati». «La perdita della continuità di assistenza è dannosa per la comunità». «La zona rossa sposta solo il problema».
È la voce delle associazioni e cooperative padovane che, ogni giorno in stazione e zone limitrofe, aiutano le persone che vivono in condizioni di grave marginalità. Curano, consegnano vestiti, cibo, offrono assistenza legale. Ieri hanno bussato alla porta dell’assessora al sociale Margherita Colonnello per consegnarle una lettera: «Non crediamo che la soluzione ottimale sia un’ulteriore proroga della zona rossa né tanto meno uno spostamento forzato delle reti di supporto e servizi in un’altra area della città».
L’altra faccia della medaglia
Medici, psicologi, operatori ed esperti del sociale hanno portato in Comune l’altra faccia della medaglia, gli effetti che il provvedimento «ha purtroppo avuto nei confronti della ricca e generosa rete di supporto e solidarietà che da molti anni innerva la zona della stazione, cercando di mettere al centro la cura, la solidarietà e l’accoglienza come valori fondamentali».
«Le circa 70 persone che curavamo ogni sabato domenica e lunedì si sono dimezzate – dice il dottor Carmelo Lo Bello dell’Associazione medici in strada – Gli avvocati di strada ci hanno detto che molti hanno paura di essere controllati. Ne abbiamo persi 30-35, non li troviamo più, abbiamo gli elenchi. Alcuni si sono spostati in altre città».
«Ma anche sotto i ponti, negli edifici abusivi, abbiamo diverse segnalazioni dei cittadini – spiega Paolo Sinigaglia dell’unità di strada della Croce Rossa – I numeri si sono ridotti. Se l’anno scorso nei mesi di febbraio e marzo abbiamo avuto 290 contatti, quest’anno negli stessi mesi sono scesi a 200; sono però aumentati i nostri interventi nel resto della città. Le persone non sono sparite».
L’associazione Open Gates gestisce lo sportello legale in piazzale Gasparotto: «Vedevamo circa 100 persone al mese, adesso due al giorno – afferma Alessandra Chiorboli – Il nostro è un servizio essenziale per chi sta portando avanti una richiesta di asilo. Non per forza sono irregolari: sono richiedenti asilo, uomini che aspettano ricorsi e hanno paura di incorrere in sanzioni. Alcuni hanno profili di vulnerabilità psicologica, vanno accompagnati. Se non verranno più aiutati vivranno sempre più ai margini».
E ancora Paolo Mansour, psicologo della cooperativa Cosep conferma il calo dei contatti: «L’impressione è che il nostro lavoro in stazione non piaccia alle forze dell’ordine», afferma.
Zona rossa
Barbara Maculan, di Equality, si occupa di immigrati e di grave sfruttamento minorile: «La zona rossa è percepita come una trappola – spiega – in zona stazione ci sono tutti i servizi storici padovani: docce, pasti, cure mediche. Molti vivono in condizione di fragilità amministrativa, essere regolare è un impresa in questo Paese, non tutti hanno commesso dei reati, ma hanno paura di finire nei centri per i rimpatri».
«Le forze dell’ordine la scorsa settimana per errore hanno spedito al Cpr di Milano un ragazzo che stava venendo da noi per un rinnovo, tutto regolare. L’abbiamo saputo dal fratello», sottolinea Chiorboli.
Durante le prime settimane di controlli le forze dell’ordine hanno parlato «di un allontanamento ogni 200 persone fermate». Gli operatori ammettono che ci sono casi di aggressività, «uno, due all’anno», ma «i numeri delle persone allontanate o daspate, non sono gli unici di cui tenere conto – chiude Omid Firouzi Tabar di Open Gates – Chiediamo che l’amministrazione lunedì porti al prefetto anche questo pezzo di narrazione. Per noi mettere in sicurezza il territorio significa anche aiutare chi ha bisogno, lavorare con loro».
Ieri sera un corteo
Ieri sera circa 200 attivisti hanno sfilato contro il provvedimento, aderendo all’iniziativa del collettivo Murga. Il corteo è partito da via Annibale da Bassano, incrocio con via Ticino, ha attraversato anche il cavalcavia Borgomagno ed è terminato in piazza de Gasperi. Alla fine della manifestazione balli e canti com’è nella tradizione della Murga con tamburi e percussioni.
Pochi i disagi causati dal passaggio del corteo, preceduto da uno striscione con scritto «Rompiamo la Zona Rossa», anche perché i manifestanti hanno occupato solo una carreggiata della strada: «Le zone rosse calpestano i diritti dei deboli ed in particolare dei senza fissa dimora – hanno detto i manifestanti – Creano cittadini di serie A e di serie B, mettono a tacere il dissenso, inaspriscono le leggi penali, militarizzano la città, mortificano la libertà di parola. I problemi vengono solo spostati da una zona all’altra di Padova».
(ha collaborato Felice Paduano)
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