Padovano ucciso nelle Filippine: «Non ci ha mai detto di temere ritorsioni per il resort»

Lo sgomento degli amici di gioventù di Andrea Guarniero, freddato da due killer a Dauin: «Raccontava del mare fantastico, un paradiso per i sub» 

PADOVA. Un uomo intelligente, un amico affezionato, un amante della vita. Questo in sintesi Andrea Dindo Guarniero per le persone che avevano condiviso con lui una parte della vita, il liceo, l’attività sportiva nel Petrarca Rugby, l’avventura nella goliardia padovana degli anni ’90.

«Con Andrea abbiamo condiviso gli anni più belli della nostra gioventù» dice Alfio Capizzi, urologo dell’Azienda Ospedaliera con un passato in politica. «Siamo stati compagni di classe, in quella mitica Terza C del Tito Livio. Un compagno serio e studioso ma pure un amico sincero, una persona che amava la vita. Ricordo ancora le feste che organizzava nella sua casa di Mestrino. Quei sabati sera del liceo che sono un pezzo indimenticabile della crescita di ognuno noi. Ricordo le partite a poker e la gioia di vivere di quei ragazzini che ora sono uomini e che si trovano a dovere piangere un amico scomparso in circostanze così drammatiche».

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Ma Andrea Guarniero è stato anche membro della goliardia padovana in quel Sanctissimus Ordo Patavinus che gli è rimasto nel cuore..

La goliardia

«Abbiamo giocato a rugby insieme» ricorda il dermatologo Stefano Rosin, amico di Guarniero da oltre 30 anni «e abbiamo vissuto gli anni bellissimi dell’università fianco a fianco. Era un pezzo d’uomo, una persona coraggiosa e un amante della vita, ma quando serviva sapeva essere estremamente diplomatico. Il nostro ordine, in goliardia, aveva vissuto una stagione di polemiche. Andrea non era noto come un paciere ma nel pieno di una riunione infuocata ha preso la parola ed ha saputo raffreddare gli animi, facendo dimenticare le tensioni una volta per tutte.

La notizia della sua morte ci ha sconvolti ma credo che le persone vivano anche nel ricordo di chi voleva loro bene e per me Dindo rimarrà per sempre». Anche il presidente della Fondazione 8 Febbraio lo ricorda con affetto. «Dopo molti anni, quando si è trattato di salvare il nostro bar del Bo’lui si è prodigato come pochi» ha detto Stefano Baroni. «Era un amico e uno di noi. Siamo scioccati ma la vecchia goliardia non lo dimenticherà mai».
 

Gli amici avvocati

Andrea lascia nel dolore due amici veri, di lunga data a Padova. Sono gli avvocati Carlo Bermone e Andrea Frank. «Ci siamo conosciuti 30 anni fa ai tempi dell’Università, lui era un goliardo e io un tribuno e siamo rimasti sempre in contatto. L’avevo visto a dicembre a Padova, lui tornava spesso» ricorda Bermone «era un ragazzo tranquillo, espansivo, amava la vita. Abbiamo parlato di come gli stava andando nelle Filippine e non mi ha fatto trasparire nessuna preoccupazione di eventuali ritorsioni in merito a quello che stava costruendo laggiù. Qualche anno mi fa mi aveva raccontato che aveva deciso di cambiare vita, era innamorato di quel posto. Mi diceva che il mare aveva una biodiversità incredibile e voleva far vivere quelle emozioni ai sub di tutto il mondo. Lui amava il mare, i viaggi in barca. Voleva ingrandire la struttura ricettiva a fianco della sua casa. Mi raccontava che lì la popolazione è povera ma ricca d’animo. Molte persone hanno dei problemi fisici e lui si era dato da fare per portare laggiù dei medici, sua moglie aveva contattato un cuoco padovano per proporre dei menu che potessero migliorare la salute dei locali, partendo dalla tavola».

«L’idea che ci siamo fatti noi amici è che il suo progetto del resort abbia pestato i piedi a qualcuno» aggiunge Andrea Frank «lui era una persona simpatica, allegra, non aveva nemici, almeno da quanto ci raccontava. Un anno e mezzo fa avevamo cenato assieme e mi aveva raccontato i suoi progetti, con l’entusiasmo che lo contraddistingueva. —


 

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