Padre Giuseppe dona dignità ai poveri

PORTELLO.
Sono poveri, non miserabili. Conoscono stenti e privazioni, ma non rinunciano alla dignità di uomini e donne. Le persone che si incontrano al cosiddetto «Armadio», il centro dedicato ai poveri di via Gradenigo, fondato da padre Giuseppe Ungaro, frate francescano alla Basilica di Sant’Antonio, affrontano le intemperie della vita con coraggio e forza d’animo. Sono 2000, crescono a vista d’occhio, al passo di 250 al mese, quasi il doppio rispetto all’anno scorso e con una crescente presenza di italiani. Malgrado le avversità si rimboccano le maniche perché hanno famiglia, figli e, più di ogni altra cosa, una personale rispettabilità da difendere.
Inaugurazione. Ieri è stata inaugurata la nuova sede dell’Armadio, ripulita e rivestita grazie all’impegno del Comune. Intorno a frate Giuseppe una decina di volontari coordinati dal professore Antonio Chiefari; don Luca Facco, giovane direttore della Caritas e l’assessore Marco Carrai. La vocazione collettiva del centro è l’insegnamento spirituale e morale di padre Giuseppe, 94 anni compiuti, fondatore e anima di questo spicchio di umanità nel quartiere Portello.
La carità. La grande sala è organizzata in scaffali dove sono riposti abiti, stoviglie e utensili. Tutto è gratis. Per lo più donazioni di privati, ma si distinguono anche alcune fabbriche, pronte a dare nuova vita a pezzi difettati: i materassi arrivano da Piazzola sul Brenta; i vestiti da Solesino e le calzature da Conselve. Poi ci sono i benefattori: la Fondazione Cariparo e Banca Italia. Il centro è aperto per la distribuzione il venerdì mattina dalle 8 alle 10.30. Mentre il martedì i volontari ricevono la merce.
Inoltre, ci sono i poveri da raggiungere a domicilio. Sono quasi esclusivamente italiani, si vergognano della loro condizione di indigenti e la sensibilità dei volontari è anche quella di non obbligarli al supplizio di sentirsi umiliati.
I numeri. Ad oggi si rivolgono al centro 2000 persone. Esiste un registro dove chi ha bisogno deve iscriversi dando il proprio nome, l’indirizzo e la provenienza. La stragrande maggioranza sono famiglie nigeriane con prole numerosa e necessità di abitini per i piccoli.
Ma nell’ultimo anno sono cresciuti gli italiani. Fra loro un certo Antonio, classe 1938, ospite del Torresino, vittima sfortunata di ladri maliziosi che lo “spogliano” quasi tutte le settimane. Ma anche giovanissime mamme che con l’ardire dell’amore hanno tenuto i propri piccoli senza i mezzi sufficienti per mantenerli.
La storia. Era il 1972 quando il vescovo Girolamo Bortignon affida a frate Guseppe la cura dei poveri della città. L’Armadio era al Duomo, presto la sede si rivelò troppo angusta e il centro fu trasferito al Seminario. Da qui all’Ostello e, nel 1974, in via Gradenigo 10. Da allora è un faro nella sventura: padre Giuseppe ha aperto le porte ai poveri ma anche agli ex detenuti trasformando l’elemosina in carità affettuosa di chi sa amare il suo prossimo come se stesso.
Elvira Scigliano
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