«Padri sempre più avanti con gli anni e bebé a rischio»

Oggi si diventa mamme in media a 31 anni e mezzo, papà a 35. In aumento i casi di padri “nonni” con compagne più giovani: non solo c’è un problema di infertilità, ma c’è anche il rischio di mettere al mondo bimbi con malattie genetiche. L’età media di chi si affida alla fecondazione assistita è la stessa di chi sceglie di interrompere volontariamente la gravidanza: 36 anni.
Un quadro complesso quello delineato ieri da Carlo Foresta, endocrinologo dell’Università di Padova, durante la presentazione del XXIX Convegno di Medicina della riproduzione in programma ad Abano Terme. Nella frenesia della vita, ha sottolineato Foresta, la procreazione non è più considerata come un evento spontaneo, ma una scelta da programmare con attenzione tra gli impegni e le responsabilità economiche. Una volontà che però si scontra con l’orologio biologico. Più si aspetta, più si rischia di incorrere in infertilità ed errori genetici della prole. Nel 2011 in Italia, sottolinea Foresta, sono nati oltre 546 mila bambini di cui 440 mila da donne italiane. «Siamo ben lontani dall'indice di 2,1 figli per donna necessario al mantenimento demografico. Il dato medio in Italia è di 1,42. Siamo il secondo Paese europeo con il tasso di natalità più basso dopo la Grecia», sostiene Foresta. Aumenta il ricorso alla fecondazione medicalmente assistita, che però incide sul totale con solo 11.933 bebè.
Accanto al calo delle nascite, nello stesso anno si registrano 111 mila interruzioni volontarie di gravidanza. «Non si deve pensare che ricorrano all’Ivg solo le ragazze giovani, la percentuale di chi decide di interrompere la gravidanza è distribuita equamente per tutte le fasce d’età fino ai 50 anni», aggiunge il professore.
Sono pochissime le italiane che usano gli anticoncezionali, solo 16% prende la pillola. In Veneto la percentuale scende ulteriormente al 15,6%. In Italia i papà arrivano al primo figlio all’età media di 35 anni. Foresta aggiunge: «L’uomo anziano impiega più tempo a ottenere la gravidanza anche con donne giovani. Gli spermatozoi hanno maggiori probabilità di avere dei difetti di fabbrica e quindi di essere portatori di mutazioni genetiche. Le donne hanno un rischio di aborto più elevato».
Il Papilloma Virus (Hpv) rilevato nel liquido seminale è correlato all’infertilità dell’uomo. Il 50% delle persone sessualmente attive ha contratto il virus almeno una volta nella vita. «Il 20% dei pazienti infertili presenta liquido seminale infetto rispetto a solo il 5% dei fertili», commenta Foresta, parlando dello studio pubblicato recentemente in collaborazione con Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia alla Sapienza di Roma. La ricerca ha dimostrato la presenza di linfociti infettati non solo nel liquido seminale, ma anche nel sangue.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova