Paolo Meneghetti è tornato libero a casa

di Cristina Genesin
NOVENTA PADOVANA
È tornato nella sua casa di Noventa in via Cappello, ieri pomeriggio, Paolo Meneghetti, il 68enne finito in manette giovedì sera dopo aver sparato (e ferito gravemente) Dritan Caushi, 33enne albanese protagonista da mesi di scenate di gelosia, condite da pesanti minacce, nei confronti della badante-governante residente nell’abitazione del pensionato. Resta l’accusa di tentato omicidio: dopo aver interrogato per due ore Meneghetti (difeso dall’avvocato Mauro Zebele), il gip Paola Caneran ha convalidato l’arresto contestando il reato che aveva fatto scattare il clic di manette.
Tuttavia – nonostante la richiesta del carcere sollecitata dal pm Luisa Rossi – il giudice ha ritenuto sufficiente la misura dell’obbligo quotidiano di firma presso la caserma dei carabinieri. Nel provvedimento firmato dal gip Cameran non si minimizza l’accaduto, pur con un chiaro riferimento al fatto che Meneghetti era esasperato dallo stalking messo in atto dall’albanese, deciso a non rassegnarsi alla fine del rapporto sentimentale con la badante. Meneghetti, esperto cacciatore da 51 anni, conoscitore delle armi di cui ne possedeva alcuni esemplari e buon tiratore, non poteva ignorare che sparando contro il giovane a un paio di metri di distanza con una pistola calibro 38 (utilizzando uno dei 106 proiettili non dichiarati e sequestrati nella sua casa), gli avrebbe procurato danni gravi, forse irrimediabili. «Tutti questi sono indici univoci di volontà omicida, in quanto facevano ritenere come certo o altamente probabile il verificarsi di eventi lesivi o mortali accanto a quello primariamente perseguito dell'intimidazione per costringere Caushi a desistere... – scrive il gip – Non risulta che i fatti siano stati compiuti in presenza di causa di giustificazione... perché l'indagato è troppo abile all'uso delle armi da sparo per aver sbagliato mira...». Per il giudice non è nemmeno «prevedibile, in caso di eventuale condanna, la sospensione condizionale della pena in ragione della gravità del fatto... Tuttavia – sottolinea – la gravità non giustifica la presunzione di pericolosità...».
E spiega: «Vero è che l'indagato, quasi 70enne, è incensurato e non risulta mai essere stato nemmeno denunciato. Inoltre le armi sono ormai sotto sequestro...». Ecco perché «nonostante la gravità indiziaria, si ritiene misura idonea a istituire controllo adeguato sul futuro regime di vita di Meneghetti l’obbligo quotidiano di firma». Meneghetti ha raccontato al giudice che, da mesi, Caushi si presentava quotidianamente davanti al suo condominio, minacciando tutti. Come qualche sera fa, quando aveva cominciato a distruggere l’auto del suo amico Livio Melchiori, poi pestato: è per difendere quest’ultimo che il pensionato era intervenuto con la pistola.
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