Parcheggio selvaggio sulle piste ciclabili

Leggi alla voce abitudine: tendenza alla continuazione o ripetizione di un determinato comportamento, collegabile a fattori naturali o acquisiti e riconducibile al concetto di consuetudine o di assuefazione. Parcheggiare sulle piste ciclabili, per esempio, è un’abitudine. Brutta e così radicata in città che perfino le foto di Google Street View - scattate una volta ogni tot anni - conservano memoria di quelle infrazioni.
Non è un problema da poco. Perché le ciclabili sono già insufficienti ad assecondare la voglia di mobilità sostenibile e sicura. E se quelle poche sono anche occupate dalle auto, allora andare sui pedali diventa un’impresa. Con questa situazione dovrà fare i conti molto presto il Comune, se vuole portare avanti il progetto di Bicipolitana. Le associazioni ambientaliste, Legambiente e Amici della Bicicletta in testa, e i ciclisti (attraverso il progetto Piste RiCiclabili lanciato dal master GiScience del dipartimento di Ingegneria) hanno fatto sentire la propria voce e segnalato i casi critici.
I tre punti neri di Legambiente A fine marzo l’associazione ambientalista ha inviato al vice sindaco Lorenzoni e all’assessore ai Lavori pubblici Micalizzi una richiesta di intervento urgente per la protezione di tre piste ciclabili «sistematicamente occupate da auto e furgoni in sosta vietata». Il primo caso è quello di via Tasso, fra via del Carmine e piazzale Mazzini, in particolare sul marciapiede a fianco della piazza e sul lato della chiesa del Carmine «dove le transenne», segnala Legambiente, «erano state posizionate qualche anno fa e poi sono state divelte e mai più ripristinate. E dove oggi, tra genitori degli alunni della scuola e clienti della pasticceria e dei negozi, c’è sempre qualcuno che lascia l’auto nel percorso delle bici». Poi c’è via San Prosdocimo, tra riviera San Benedetto e il civico 26, dove ci sono sempre cinque o sei auto in sosta sulla pista. Ma il caso più clamoroso è quello di via Gattamelata, lato nord, lungo le mura, dove fra via Cortusio e la rotatoria di via Giustiniani si possono contare ogni giorno almeno 28-30 auto nella pista ciclabile. «Chi va in ospedale o al Busonera lascia l’auto in sosta proibita», denunciano gli ambientalisti, «e i ciclisti devono stare in mezzo alla strada».
Gli altri nodi Non va meglio in via Facciolati, dove le piste sono invase da auto in sosta o attraversate pericolosamente. Poi c’è la rotonda di Pontecorvo, dove le auto con frecce accese si mangiano le piste. E ancora, ci sono il primo tratto di via Piovese, via Sant’Eufemia, via Belzoni, via Forcellini (soprattutto la mattina), via Milazzo, vicino alla scuola di via Lucca - e in effetti intorno alle scuole l’abitudine attecchisce facilmente tra i genitori frettolosi - e ancora in via Marco Polo, in via Bezzecca (specie vicino al bar e alla pizzeria), in via Rismondo. E poi più in centro anche in via del Santo e in via San Francesco, dove le auto riescono ad arrivare ma non a parcheggiare facilmente e allora le ciclabili diventano il luogo ideale per una sosta più o meno veloce. E i ciclisti che dribblano gli abusivi tocca pure schivare lo sportello che si apre. Perché alla beffa dell’occupazione non si aggiunga il danno di una ferita.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova