Parco commerciale Est chiusi 16 negozi su 18

La crisi toglie spazio alla grande distribuzione. Lo dice una ricerca Iri, che evidenzia come le grandi superfici siano diventate un formato obsoleto e poco redditizio, ma (soprattutto) la realtà. Il Parco commerciale Padova Est, ad esempio, non ha per niente raggiunto gli obiettivi previsti. All’interno della mega-struttura che si trova appena dietro l’Ikea, in via Fraccalanza 3 a ridosso del casello autostradale di Padova est, sono sopravvissuti soltanto il maxistore Comet (26 dipendenti, che fa parte del colosso bolognese che commercializza elettrodomestici e computer) e Pittarosso (l’ex negozio di scarpe Pittarello, oggi di proprietà del gruppo Benetton, con 15 lavoratori, dove si possono acquistare calzature). Le altre sedici attività commerciali, che avevano aperto i battenti nel 2008, sono state chiuse una alla volta e, almeno per il momento, non c’è alcuna volontà di tornare indietro.
Via, quasi subito, Cisalfa e Mazzorato e serrande abbassate anche per Etniko ed i due ristobar, che si erano trasferiti nel Parco commerciale Est con tante speranze di successo. Ma l’addio che ha causato più rammarico è stato quello della Lovat, la libreria multimediale trevigiana dove i volumi potevano essere acquistati con lo sconto del 15% e venivano organizzati, spesso, anche incontri con gli autori spesso seguiti da numerosi appassionati. Insomma, a sei anni di distanza dall’inaugurazione, non si può più parlare di parco commerciale ma di una “cattedrale” semivuota nonostante sia servita anche dal collegamento bus effettuato dalla linea 18 dell’Aps per Ponte di Brenta. Gli unici a resistere, stoici, sono Comet e Pittarosso. «Noi non ci possiamo lamentare» sottolinea un lavoratore della Comet. «Le vendite vanno avanti regolarmente, ma sarebbe tutt’altra cosa se intorno a noi fossero sopravvissuti i negozi e i locali pubblici che c’erano prima. A tutt’oggi la sola presenza dell’Ikea non può fare da calamita per attrarre nuovi consumatori. Tra l’altro non c’è neanche un posto di ristoro e i clienti devono accontentarsi di una macchinetta automatica per caffè e bibite».
Ma come giudicano le associazioni di categoria il fallimento del Parco commerciale Est? Perché non è decollato nonostante il potenziale effetto volano legato alla presenza del colosso svedese per i mobili? «È inutile puntare sul rilancio di una struttura che ormai non dà nessun segnale di ripresa» sottolinea Maurizio Francescon, direttore della Confesercenti. «Il Parco commerciale Est non ha avuto fortuna per tutta una serie di motivi, sia di ordine generale sia contingenti. Secondo me non ha futuro. Non a caso sono rimasti sul posto solo i negozi più grandi che avevano comprato anche i muri».
Anche Patrizio Bertin si associa, con i dovuti distinguo, al commento di Francescon. «Il lento e inesorabile tramonto del Parco Padova Est ci fa capire che i centri commerciali, situati in genere nelle periferie delle città, non si svilupperanno più all’infinito» osserva il presidente dell’Ascom. «A poco a poco la gente si sta mettendo in testa che i veri centri commerciali naturali sono quelli che si trovano nel cuore delle città, dove si può fare la spesa a fianco dei monumenti che fanno parte della nostra storia e dove è fondamentale il rapporto di fiducia che possiamo avere con i singoli commercianti».
Felice Paduano
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