Prandina, un anno per l’inizio dei lavori: ecco come sarà il parco

Un progetto inclusivo e sostenibile, con oltre l’80% di superficie permeabile, che trasformerà un’area degradata in un grande spazio verde pubblico di oltre 50mila metri quadrati

Luca Preziusi
Rendering Prandina
Rendering Prandina

 

Ci vorrà almeno un anno per vedere le prime ruspe al lavoro per il nuovo parco all’ex caserma Prandina.

Nel frattempo però l’iter progettuale è partito, con la consegna dei lavori alla società vincitrice del bando, la “Qb Atelier” di Ferrara, che ha diffuso anche le prime immagini suggestive di come potrebbe presentarsi il nuovo parco tra via Orsini e corso Milano.

 

Rendering Prandina
Rendering Prandina

Non sono progetti definitivi, ma quelli grazie ai quali si è aggiudicata l’appalto (oltre all’offerta economica, tecnica e le garanzie sulla composizione del team), che verosimilmente si avvicinano però al disegno finale del parco addossato alle mura.

Progetto finale che dovrà essere consegnato entro aprile, per poi avviare la procedura dell’affidamento del cantiere e della direzione lavori (su cui hanno una prelazione proprio i ferraresi, qualora l’amministrazione decidesse di applicare la clausola). Entro un anno quindi dovrebbero entrare in scena ruspe ed escavatori.

I lavori

«La realizzazione di questo parco è un impegno importante che abbiamo preso con la città e che stiamo mantenendo», commenta il vicesindaco, Andrea Micalizzi, «Sarà un’area riqualificata con un forte miglioramento dell’impronta ambientale, che avrà oltre l’80% della superficie permeabile. Adesso, oltre la metà del terreno, è impermeabilizzato o da edifici o da piazzali asfaltati che andremo ad eliminare».

All’interno dell’area i tecnici stanno già lavorando per le indagini ambientali e le bonifiche belliche, mentre nei primi mesi del prossimo anno si partirà con la demolizione di 15 edifici della ex caserma e la riqualificazione dei tre vincolati dalla Soprintendenza. Ma questi lavori fanno parte di un altro capitolo rispetto a quelli del parco.

Il progetto 

Capofila del team sarà quindi lo studio “Qb Atelier” di Filippo Govoni e Federico Orsini, che lavoreranno con un gruppo di altre 10 realtà, tra studi e professionisti, ognuna specialista in aspetti specifici della progettazione. Tra questi figura anche la padovana “Archetipo”, chiamata a sostegno per occuparsi della parte archeologica e dei rapporti con la Soprintendenza.

Il team avrà il compito di arrivare fino al progetto esecutivo dopo aver ottenuto l’incarico da 200 mila euro, che potrebbero diventare 280 se dovessero occuparsi in futuro anche della direzione dei lavori.

Rendering Prandina
Rendering Prandina

I progettisti avranno a disposizione poco più di tre mesi per la redazione del progetto esecutivo. Il percorso si concluderà quindi nella primavere avanzata del 2025 con la fase successiva, quella del bando per l’affidamento dei lavori, programmata dopo l’estate.

Il progetto riguarda tutte le parti a verde e le aree occupate dalle 15 costruzioni da abbattere. Una progettazione specifica si occuperà invece del recupero dei tre edifici vincolati, mente Aps Holding ha già affidato quella del parcheggio boscato nella parte sud dell’area.

La Qb trasformerà su carta l’attuale park provvisorio, l’area Cavalleggeri e via Orsini, che scomparirà per fare spazio al verde.

Gli obiettivi

Il progetto affidato ai ferraresi punta alla realizzazione di una nuova infrastruttura verde inclusiva, capace di valorizzare il centro storico e le mura rinascimentali di Padova. L’obiettivo è quello di restituire alla città un’area enorme, in stato di degrado e abbandono, adibita in parte provvisoriamente a parcheggio.

La presentazione dei rendering in Comune
La presentazione dei rendering in Comune

Il parco dovrà però conservare i tracciati storici, essere prevalentemente erbato, con un sistema di illuminazione coerente al paesaggio e sostenibile.

«Avremo un grande parco che costeggia le mura e diverrà un importante spazio pubblico della città. Diamo ai padovani una grande area di oltre 50mila metri quadrati di cui non hanno mai potuto usufruire in passato, visto che prima era un monastero benedettino e poi per tantissimi anni è stata una caserma. La progettazione avrà un carattere molto partecipativo».

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