«Parco delle Farfalle, no alla privatizzazione»

«Ciò che sta avvenendo al parco delle Farfalle è una sorta di privatizzazione. Noi vogliamo che il parco resti un’area di verde pubblico attrezzato». Continua la protesta del Comitato Farfalle, rappresentato da alcuni cittadini in difesa dell’omonimo parco di via Bajardi, a Mortise. Da qualche giorno sono infatti cominciati i lavori sulla base di un progetto approvato un anno fa. L’area verde di 56.600 metri quadrati è stata infatti concessa alla società Pegaso Breda che realizzerà un parco polifunzionale equestre-ludico-ricreativo. In pratica il parco delle Farfalle verrà diviso in due zone; una di 21.800 metri quadrati, in cui verranno costruite tre strutture fisse (club house, maneggio di pony e casetta per corsi e doposcuola) e un’altra, che invece dovrebbe rimanere parco pubblico, dove la Pegaso Breda organizzerà centri estivi, attività di pallavolo, calcetto, beach volley, feste di compleanno, pet therapy, passeggiate in sella ai pony. «I pony, le attività per i bambini, i corsi, è tutto molto bello, ma quello che ci disturba è che il parco pubblico del quartiere, luogo di aggregazione e di socializzazione dei ragazzi della zona, diventerà di fatto un’area privata, in cui per svolgere le attività bisognerà diventare soci, ovviamente pagando una quota, e dove per poter ad esempio giocare a calcetto o a pallavolo, o organizzare una festa di compleanno, sarà necessario prenotare», spiega un membro del comitato. «Nella relazione tecnica della Pegaso, non c’è scritto se queste attività siano a pagamento o meno, ma visto che si parla di prenotazione supponiamo di sì».
E in effetti sul bilancio dell’attività, in cui sono indicate entrate e uscite, ci sono voci come “entrate da attività e servizi rivolti ai soci: 18 mila euro”, “entrate da attività di carattere commerciale: 12 mila euro”, “entrate da quote di iscrizione associativa: 6 mila euro”. Il canone di locazione invece che la Pegaso Breda dovrà pagare al Comune è di 1.800 euro annui. «Capiamo che il Comune, avendo i fondi di bilancio da destinare al verde pubblico drasticamente ridotti, abbia dato in concessione il parco per risparmiare sulla manutenzione, ma perché non chiedere ad esempio alle attività sportive già esistenti se erano interessate? Queste ultime non sapevano neppure che fosse uscito un bando. È strano che gli unici che abbiano gareggiato siano stati quelli della Pegaso. Per non parlare poi dei permessi igienico sanitari che riguardano lo smaltimento dei liquami dei pony in un contesto residenziale urbano, subito ottenuti. Non vorremmo ci fossero stati degli interessi che oggi finiscono per danneggiare noi cittadini».
Alice Ferretti
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