Parrocchiana si innamora del frate e lo perseguita, a processo

Una signora di 72 anni avrebbe molestato un religioso che nel 2015 prestava servizio nella basilica del santo. Poi ha dovuto trasferirsi a Bologna e a Genova. La donna è accusata di stalking: centinaia di chiamate al giorno e di messaggi. Contro di lei un divieto di avvicinamento

Sabrina Tomè, Lucia Anselmi
La Basilica di Sant'Antonio (foto Bianchi)
La Basilica di Sant'Antonio (foto Bianchi)

Ancora un parroco in servizio a Padova al centro delle cronache nazionali. Stavolta come vittima. Lui è un frate che nel 2015 si trovava nella basilica di Sant’Antonio: è qui che una fedele lo ha incontrato, ne ha fatto la sua ossessione e ha iniziato a perseguitarlo costringendolo a fuggire da una parrocchia all’altra per scampare alle molestie.

La parrocchiana, la belga A.E.S., 72 anni, residente a Verona, è ora a processo per stalking; a testimoniare è stato chiamato anche l’arcivescovo di Genova.

Padova

Tutto ha inizio nel 2015. Ecco la ricostruzione secondo le contestazioni. C.S. all’epoca ha 45 anni e presta servizio nella basilica del Santo. La donna, che si reca due volta all’anno nella chiesa, lo avvicina e gli racconta una storia pietosa: sostiene di essere una malata in fase terminale e di avere soltanto quattro mesi di vita; chiede conforto e preghiere.

Il frate non ha sospetti e le dà il suo numero di cellulare, l’intento è di aiutare una persona in uno stato di gravissima sofferenza. Non può immaginare quello che si profila: un incubo lungo 10 anni.

La donna comincia a mandargli messaggi, tanti, troppi, e a chiamarlo ossessivamente, fino a cento volte al giorno. Il religioso corre ai ripari bloccandone l’utenza. Lei non si scoraggia: lo contatta da numeri telefonici via via diversi.

C. S, disperato, non ha altra scelta se non quella di fuggire, di dire addio a Padova e di trasferirsi altrove, sperando di lasciarsi alle spalle la molestatrice e il disagio che gli sta creando.

Bologna

Nel settembre 2016 il frate va a Bologna, chiesa di San Francesco e qui sembra ritrovare una certa tranquillità. Ma è un’illusione e di breve durata. Lei lo rintraccia, dice che vuole soltanto riavere la vecchia amicizia. C.S. non si lascia ingannare: spiega alla donna che intende essere lasciato in pace. Tutto finito? Macché. La signora, stando alle accuse, alza l’asticella, e di molto, passando dalle molestie alle minacce. Quelle di distruggerlo. E presenta denuncia, alle autorità religiose e in Procura, sostenendo di essere stata vittima di abusi sessuali da parte del frate.

Come non bastasse, rende pubblica la sua segnalazione postandola sui social “sei di Bologna se” e trasmettendola via mail a diversi religiosi. Un castello di bugie: la magistratura (che nel frattempo, nel 2020 è intervenuta con un provvedimento di divieto di avvicinamento sostituito nel ’21 con l’obbligo di dimora a Verona), archivia tutto.

La donna però non si dà per vinta e riprende a telefonare, anche di notte e all’utenza del convento di Bologna. Il frate, pesantemente provato da tali comportamenti, finisce in cura da uno psicologo.

Genova

E per lui su profila le necessità di un nuovo trasferimento, stavolta in una parrocchia di Genova. Il 29 ottobre 2021 la persecuzione riprende e sempre con le stesse modalità: telefonate ripetute anche in orario notturno: a volte si tratta di chiamate mute, altre volte invece piene di maledizioni. La Procura di Genova ha chiesto il processo a carico della donna per il reato di stalking.

A testimoniare contro di lei (difesa dall’avvocato Antonio Rubino) sono stati chiamati anche l’arcivescovo di Genova Marco Tasca, altri parroci e pure le perpetue che avrebbero assistito alle persecuzioni subite dal prete.

Social

La donna ha agito sui social contro il frate e su Facebook sollevando però una reazione. Nei suoi confronti è stata infatti aperta la pagina “E. falla finita” in cui si mettono in guardia quanti hanno contatti con la signora contestando le presunte bugie da lei raccontate. La donna potrà ora presentare la sua verità dell’accaduto.

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