Parroco di Sant’Ignazio un addio pieno di “veleno”

Don Giovanni Ferrara: «Quartiere in preda alla febbre colerica del modernismo» Il sacerdote è stato trasferito a Roma, al suo posto un giovane filippino
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PARROCCHIA DI SANT'IGNAZIO
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Don Giovanni Ferrara lascia la parrocchia di Sant’Ignazio da Loyola, trasferito a Roma per gli studi di Pastorale della salute. Il vescovo don Claudio Cipolla ha scelto, al suo posto don Mariano Rosillo, un giovane sacerdote di origini filippine, ordinato nel 2014, laureato in Letteratura inglese.

A lui il compito di risanare lo strappo in una parrocchia profondamente divisa sull’ex sacerdote. Don Giovanni ha scelto di salutare i suoi parrocchiani con un messaggio (pubblicato sul bollettino) che ricorda le parole di don Giussani e che si chiude in modo criptico: «Per tutti voi miei cari parrocchiani che con me avete condiviso per nove bellissimi anni il grande mandato di evangelizzazione in questa città, nella letizia e nella sofferenza della persecuzione, dentro un quartiere in preda alla febbre colerica del veleno del modernismo. Dio perdoni i nostri persecutori. E anche noi perdoniamo se vogliamo essere perdonati dal Padre nostro che è nei cieli». Difficile dire a cosa don Giovanni si riferisca con «febbre colerica» e «veleno del modernismo». Si può ipotizzare che c’entri la scelta del religioso di ospitare nei locali della parrocchia una scuola parentale, nata dall’iniziativa di alcuni genitori che intendono “proteggere” i propri figli dalla cosiddetta “teoria del gender”. Nel posto oggi occupato dalla scuola parentale (una manciata di bambini delle prime classi all’attivo) prima c’era l’amata scuola materna che la comunità di Sant’Ignazio ha cercato di difendere con tutte le forze dalla chiusura, decretata da ragioni economiche. Intorno al sagrato della chiesa, in via Montà, nell’omonimo rione, la spaccatura è profonda. È facile incontrare fedeli che non conservano un ricordo felice dell’ex parroco, ma ci sono anche membri della comunità che in don Giovanni avevano riconosciuto una guida autentica. Così la signora Claudia, 72 anni, maestra in pensione: «Hanno rimproverato don Giovanni persino perché pregava troppo o faceva pregare troppo» lo difende, «come se non fosse un prete, chiamato proprio a pregare per la salvezza delle anime. Don Giovanni non si è mai discostato dalle Sacre Scritture e ha cercato di porre un necessario argine a questo lassismo che sta distruggendo la società, soprattutto i più giovani». Il resto delle voci hanno un unico suono: «Don Giovanni ha allontanato i giovani» scandisce Laura, adolescente, «costretti a rifugiarsi nella chiesa di Montà dove, almeno, siamo accolti e non rifiutati». «Temo avesse delle idee troppo ortodosse» commenta Antonio, libero professionista, «inconciliabili con l’attualità. Di sicuro sarà difficile perdonargli la chiusura della materna che era a Sant’Ignazio da più di 50 anni».

Elvira Scigliano

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