Patteggiano la pena anche sette operai della “Levio Loris”

Hanno imitato il titolare, già condannato a tre anni Traffici illeciti nei rifiuti: altri sette dipendenti a processo
Di Giorgio Cecchetti

GRANTORTOI. Sette dei 14 imputati per lo scandalo del traffico illecito di rifiuti di Loris Levio di Grantorto hanno patteggiato la pena, ieri, davanti al giudice veneziano Alberto Scaramuzza. Chi un anno e quattro mesi e chi un anno e due mesi. Mentre gli altri sette hanno scelto il processo e sono stati rinviati a giudizio davanti al Tribunale di Padova. Erano tutti dipendenti o collaboratori di Levio ed erano accusati in sei di associazione a delinquere, tutti di traffico illecito di rifiuti e di falso. Hanno patteggiato la pena Emilio Malfatti di Grantorto, Renzo Capuzzo di Badia Polesine, Michele Ragazzo di Pianiga, Sonia Boschetto di Selvazzano, Monica Marella di Costa di Rovigo, Katia Varotto di Vigonza e Piergiorgio Soranzo di Selvazzano.

Hanno invece scelto il processo, nella speranza di un’assoluzione, Mauro Biasibetti di Campo San Martino, Francesco Busana, Davide Bozzolan e Flavia Canaia di Grantorto, Armanda Bonaguro di Trecenta, Paolo Baccaglini di Lendinara e Silvia Comin di Cittadella.

L’indagine della Procura di Padova e dei carabinieri del Noe è dell’estate del 2009. Il principale imputato, Loris Levio, è uscito per primo dal processo patteggiando una pena di tre anni. Implicato nella vicenda è rimasto anche l’ex comandante della stazione dell’Arma di Gazzo, il maresciallo Giorgio Marcon, che ha patteggiato sei mesi per aver rivelato per due volte a Levio che stavano arrivando i controlli dei suoi colleghi.

La «Levio Loris srl» gestiva quattro impianti situati a Grantorto in via Regina Elena 32, a Selvazzano in via Montegrappa 56 e a Vigonza in via Julia 49; in provincia di Rovigo a Badia Polesine in via Volta 221/26, mentre al civico 325 della stessa strada si trovava la sede della società di trasporto rifiuti «La Rosa Trasporti srl», all’interno della quale erano stati sequestrati 70 camion per il trasporto dei rifiuti. Da questi siti sono partiti i container di rifiuti miscelati senza alcun rispetto delle norme che impongono trattamenti differenziati per gli scarti ritenuti tossici. Container diretti in Asia attraverso i porti di Venezia, Livorno, Trieste, Genova e Ravenna. Tutto questo era possibile grazie alla falsa documentazione allegata ai carichi, predisposta dalla fidanzata cinese di Levio, Mingming You, che vantava una buona rete di conoscenze nella sua patria. Negli impianti confluivano rifiuti di tutte le tipologie, pure quelli pericolosi che l'azienda non avrebbe potuto accettare perché non era attrezzata. Bastava pagare. Dalle intercettazioni risulta anche che Levio poteva contare su «contatti privilegiati» nell'Arma territoriale , grazie ai quali, in più occasioni, è stato avvertito dei controlli nei suoi impianti.

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