Migliaia di file pedopornografici, arrestato un ingegnere padovano

L’operazione della procura di Venezia porta alla scoperta di un’enorme videoteca degli orrori: sette persone coinvolte

Giacomo Costa
L'indagine è stata condotta dalla polizia postale
L'indagine è stata condotta dalla polizia postale

Un ingegnere padovano arrestato e perquisito e un secondo caso in cui non sono state trovate prove sufficienti per contestare le accuse.

Decine di migliaia di file, tra foto e video, capaci di tradursi in interi terabyte di memoria digitale ma, almeno in un caso, anche in tanti dvd da riempire diverse borse di plastica. L’operazione “Custodia pro spes” della polizia postale veneta ha fatto finire in carcere sei persone, accusate di detenzione e condivisione di materiale pedopornografico e, tra questi, anche un 70enne veneziano che aveva trasportato tutto su supporto fisico, catalogando e archiviando centinaia di dischi ottici come in una videoteca dell’orrore.

L’operazione, che nel nome vuole rievocare proprio l’intento delle forze dell’ordine di “proteggere le speranze per il futuro”, è arrivata a compimento la scorsa settimana ma ha impegnato gli agenti per mesi. Poi sono scattate le perquisizioni: due a Padova, una a Rovigo, una a Belluno, una a Verona e due a Venezia, appunto.

Ad ogni controllo è corrisposto un arresto - salvo in uno dei due interventi in provincia di Padova, eseguito con il supporto dei poliziotti della questura di Vicenza, che non hanno poi trovato sufficiente materiale per arrivare alla misura cautelare. In diverse occasioni gli hard disk pieni di immagini e filmati di minorenni non erano semplicemente collegati ma proprio occupati a condividere i file nella rete, ecco perché agli uomini arrestati è stato contestato anche il reato, più grave, di condivisione.

Tutti uomini, tra i 51 e i 70 anni, le persone finite la scorsa settimana in tribunale per le convalide: dall’autista al laureato con incarico dirigenziale.

«Il profilo del pedofilo-tipo non presenta particolari limiti per estrazione sociale e professionale, ma neppure per età, tanto è vero che in questa occasione ci siamo quasi stupiti di aver identificato un gruppo composto esclusivamente da maschi di mezza età o anche più anziani: non è raro che in questi casi arriviamo a scoprire tra i coinvolti anche persone molto giovani», spiega il vice questore aggiunto Michele Fioretto, vicedirigente del Centro operativo per la sicurezza cibernetica del Veneto. «Non è per noi inusuale, invece, imbatterci in individui che definiamo “collezionisti”: uomini che raccolgono quantità impressionante di materiale e che, poi, lo catalogano in maniera meticolosa, quasi maniacale, andando a organizzare foto e video per età delle vittime, ma anche per il genere di abusi che sono costretti a subire. In questo senso, non stupisce neppure che qualcuno decida di trasferire tutto il suo archivio su supporti più tradizionali dei dischi rigidi esterni, come nel caso del 70enne veneziano. L’operazione è nata dall’attento monitoraggio che manteniamo sempre attivo nei canali online di condivisione: i materiali che venivano scambiati erano file che abbiamo già incontrato in passato, nessuno “autoprodotto”, abusando di minori conosciuti». I due arrestati veneziani sono stati portati in carcere, il padovano, invece, ha visto il suo arresto convalidato ai domiciliari. 

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