Per la pasticceria del carcere crescono gli acquisti on line

Otto gusti di panettone, tutti in produzione, il più “giovane” con la combinata zenzero-mandarino-gelsomino e le vendite on line già schizzate a più10% rispetto all’anno scorso. La pasticceria Giotto, cooperativa che occupa i detenuti del carcere Due Palazzi, è la grande eccezione del 2020. Il responsabile della cooperativa, Matteo Marchetto rivela: «Quest’anno puntiamo ad un più15% di vendite on line e riconfermare gli acquisti in presenza. Di anno in anno si vede che facciamo qualcosa di buono perché la platea dei clienti continua ad allargarsi».

L’apertura del negozio in via Roma (che prima era in via Eremitani) è stato un messaggio di grande ottimismo: «Nonostante quello che sta succedendo – aggiunge Marchetto – bisogna tirarsi su le maniche e scommettere su sé stessi e sul futuro». E con questa prospettiva le novità non si sono fatte attendere: «Abbiamo cambiato le confezioni, metà scatole saranno tradizionali e metà ecosostenibili, compostabili con fieno ed erba secca, in modo che possano smaltirsi nell’umido. Inoltre abbiamo iniziato una collaborazione con l’Unione italiana cechi e, all’interno dei nostri panettoni, racconteremo la nostra storia anche in braille». Questo malgrado un focolaio Covid in carcere a metà novembre che, per precauzione, ha fatto chiudere un reparto intero: «Ventisette detenuti-lavoratori, nostri dipendenti, sono stati stoppati per 10 giorni – riferisce il responsabile – Una vera mazzata. Incrociamo le dita che non ricapiti a dicembre, questi venti giorni sono un delirio già in condizioni normali. A noi la fiducia non manca, ma questa emergenza sanitaria in carcere è vissuta con molta sofferenza, non tanto per la malattia in sé ma per le limitazioni nei colloqui familiari che sono estremamente ridotti: solo familiari stretti, con un plexiglas che impedisce qualsiasi contatto. Mai come in questo periodo un lavoro vero garantisce una ritrovata dignità della persona, sia come vita dentro, sia per poter immaginare un futuro fuori. Basti pensare che la recidiva normale è del 75%, ma per chi ha fatto un percorso lavorativo vero scende al 5%». —

elvira scigliano

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