Pernumia, la C&C resta una bomba da disinnescare: i rifiuti tossici possono straripare

PERNUMIA
Un piano pluriennale di finanziamenti che preveda la messa a disposizione di due milioni di euro l’anno per la rimozione totale del materiale nocivo e la messa in sicurezza del sito industriale ex C&C in via Granze a Pernumia. È quanto chiedono alla Regione Veneto i comuni di Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare con una delibera approvata all’unanimità nei giorni scorsi dai rispettivi consigli comunali. Le tre municipalità invitano altresì la Giunta regionale a valutare la possibilità di intraprendere ogni azione di rivalsa verso la ditta proprietaria del sito, intesa a recuperare quanto già anticipato sulle spese sostenute e che si sosterranno per la definitiva soluzione dell’intera vicenda.
Nei capannoni di proprietà della ditta Cedro Srl, chiusi da 16 anni, sono ammassate ancora 44 mila delle 52 mila tonnellate di rifiuti pericolosi presenti all’atto del sequestro del capannone da parte della Magistratura (2005). A seguito dell’indagine riguardante un traffico illecito di rifiuti tossici denominata “il mercante dei rifiuti”. Dalle analisi commissionate nel 2007 dalla Provincia di Padova ad una società di Cinto Euganeo, è stato accertato che gli scarti “sono pericolosi per presenza abbondante di idrocarburi e di vari metalli pesanti (cromo, nichel, rame…)”. Viene assegnato ai rifiuti il codice Cer 19 03 04 e viene stimato un costo di smaltimento tra i 9,2 e i 12,4 milioni di euro.
Nella richiesta di finanziamento alla Regione le tre municipalità evidenziano le criticità che potrebbero portare a quello che definiscono un “disastro ambientale”. Ad iniziare dal pericolo del cedimento strutturale dei capannoni che sono stati costruiti negli anni ’70 del secolo scorso e che da 16 anni, a livello di strutture portanti, non hanno subito alcuna manutenzione. I cumuli di rifiuti corrodono le colonne in acciaio, spingono le pareti e fanno sprofondare il pavimento. Nel 2011, al punto 6.6 della relazione della Tesi Engineering, la ditta incaricata dalla Provincia ad eseguire le verifiche si legge: «Risultano segni evidenti di ammaloramento alle strutture portanti (pilastri interni) che sono a contatto con i rifiuti stoccati. Si evidenzia inoltre in più punti lo spanciamento verso l’esterno delle pareti dei capannoni dovuto alla spinta del materiale. In questa situazione, senza la preventiva rimozione dei rifiuti e un preliminare intervento di manutenzione straordinaria alla copertura che ne garantisca la impermeabilità, è da temere un rapido peggioramento della situazione che porterebbe al collasso delle strutture».
Dopo le operazioni di caratterizzazione dell’area e dei capannoni, con uno stanziamento di mezzo milione di euro della Regione tra il 2014 ed il 2015 è stato rimosso il 3/4% del materiale contenuto nei capannoni. Alla fine del 2014 la Regione stanzia 1, 5 milioni di euro per l’asporto di altri rifiuti contenuti nel capannone che ha una superficie di 10. 637 mq. A febbraio del 2018 il comune di Pernumia pubblica un bando di gara per la rimozione di altre 4. 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 1. 200 tonnellate di scarti speciali. Il bando viene annullato a causa della modifica della normativa e subito dopo riproposto con scadenza luglio 2018. I lavori non sono ancora partiti.
Una petizione promossa dal comitato Sos C&C e sottoscritta da 2. 350 cittadini è stata depositata nel 2013 alla Commissione petizioni di Bruxelles dal’eurodeputato Andrea Zanoni. A sollecitarne l’esito successivamente sono stati i deputati del M5S Eleonora Evi e Marco Zullo che un paio di mesi fa hanno fatto un sopralluogo nel capannone. Quello che si sa è che il tavolo A Bruxelles è ancora aperto. –
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