«Persa la qualità della vita e degli affetti»

L’analisi di Luigi Pavan, ex docente di Psichiatria dell’università di Padova: «Grande progresso ma caduta dei valori»
Di Enrico Ferro
PD 08 SETTEMBRE 2004 G.M. IL PROFF L. PAVAN (CARRAI) Ascierto alla clinica psichiatrica - Carrai
PD 08 SETTEMBRE 2004 G.M. IL PROFF L. PAVAN (CARRAI) Ascierto alla clinica psichiatrica - Carrai

«Ho l'impressione che di fronte a un grande progresso generale, dall'altro versante l'uomo sia sempre più in preda alle proprie pulsioni. L’umanità è percorsa da contraddizioni molto forti e manca la presenza di una direzione interiore». Luigi Pavan, 75 anni, è stato professore di Psichiatria all’università di Padova e ha diretto per anni la clinica psichiatrica dell’Azienda ospedaliera. Con la sua esperienza prova ad analizzare a mente lucida quanto successo in questo patronato cittadino.

«Le persone vivono più a lungo», osserva Pavan, «spesso però vengono a mancare la qualità della vita, dei sentimenti e degli affetti. Questa confusione di fondo può far venire a galla problematiche presenti da sempre».

Dunque si torna al concetto di degenerazione della società? «La nostra ormai è una società liquida, così come la definiscono alcuni sociologi, dove le identità sono meno definite. Viene meno la solidità della maturazione, c’è la caduta di valori e una diminuzione dei riferimenti. Si considerano le altre persone più come oggetti ma soprattutto fatichiamo a dare al prossimo lo stesso valore che diamo a noi stessi. Il classico proverbio “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, non è più d’attualità. A questo signore di 70 anni, che è anche padre, chiederei: ti piacerebbe che qualcuno trattasse in quel modo i tuoi figli? Credo che non possiamo imputare alle strutture pubbliche queste carenze: è più un discorso sociale, di atmosfera culturale».

Si può ipotizzare un recupero per chi si macchia di questi reati? Esiste una redenzione? «Varie volte mi è successo di avere a che fare con persone accusate di pedofilia e molte di queste non se ne rendevano neanche conto. Si rivolgevano allo psichiatra per avere una via d'uscita legale, non per curarsi o guarire l'anomalia. Mi ricordo un caso particolare di una persona che aveva molestato i figli di un amico. L'atteggiamento di perversione nei confronti di soggetti non adulti è sempre stato presente. Basta pensare al turismo sessuale o a tutto ciò che si vede in televisione».

Come si può fare a prevenire certe situazioni? Come si può tentare di debellare questo cancro? «L’unica prevenzione efficace è quella di una società che maggiormente collabora, attenta ai sentimenti, alla crescita dei figli, alla condivisione e alla convivenza. Purtroppo però la realtà in cui viviamo mi pare si sia un po' allontanata da tutti questi concetti. Noi ora ci stupiamo ma ho l'impressione che episodi simili continuino a succedere con maggiore frequenza di quel che pensiamo».

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