Perseguitava la sindaca di Casalserugo: arrestato stalker armato

Cinquantenne trevigiano per tre anni ha inviato a Elisa Venturini foto hard e messaggi volgari. In casa aveva anche una pistola
ZANETTI - ELEZIONI PROVINCIALI.
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CASALSERUGO. Molestata con lettere, email e regali per tre lunghi anni. Perseguitata con messaggi volgari, foto hard e immagini inquietanti come l’effige di Dracula. Elisa Venturini, 39 anni, sindaco uscente di Casalserugo, il primo cittadino più votato d’Italia alle elezioni del 2013 (in rapporto al numero di abitanti), sta cercando di uscire da un incubo che sembrava non avere più fine. Il sorriso che mostrava alla sua gente, nelle piazze, nei giorni del mercato, celava in realtà una profonda preoccupazione per le attenzioni morbose rivolte da uno sconosciuto. Ecco, quello sconosciuto ora ha un nome perché qualche settimana fa la polizia è andata a perquisirlo a casa. Si tratta di Lorenzo Franceschi, 50 anni, di Monastier (Treviso). Gli agenti l’hanno arrestato perché in un cassetto della sua abitazione, che divide con la madre novantenne, hanno trovato una pistola con la matricola abrasa. Niente carcere, solo due giorni di arresti domiciliari. La Procura di Padova, d’intesa con l’Anticrimine della Questura, sta cercando di individuare il provvedimento più efficace per placare i suoi atti persecutori.

Inizia tutto circa tre anni fa, quasi per caso. Elisa Venturini riceve una mail all’indirizzo istituzionale del sindaco di Casalserugo. Non contiene una segnalazione, una richiesta d’aiuto o un messaggio di incoraggiamento. È un apprezzamento. Sì, gli occhi, la bocca. Si dilunga in altre valutazioni. La sindaca legge, cestina e chiude sperando che sia finita lì. Qualche giorno dopo arriva la seconda mail. Arriva sempre da quell’indirizzo su account Google ma non c’è un nome. Si tratta ancora di apprezzamenti, stavolta pure più pesanti della prima.

L’attività di stalking continua anche con lettere scritte e pacchi regalo. In un’occasione le dona una foto di lei, scaricata dal profilo Facebook, stampata e modificata con relativi complimenti scritti a penna.

Elisa Venturini decide quindi di rivolgersi alla polizia, dando vita al procedimento che coinvolge anche la Postale. Senza un nome l’unico elemento per iniziare gli accertamenti è l’indirizzo email. La richiesta viene inviata direttamente a Google ma serve circa un anno e mezzo prima di sapere che quell’indirizzo appartiene al trevigiano Franceschi. Un anno e mezzo in cui le attenzioni non si placano, anzi. Il mittente alterna messaggi scurrili a scritti incomprensibili. Ogni settimana in municipio arriva un pacco indirizzato al sindaco. In un’occasione le regala anche un pelouche. Tra accertamenti, integrazioni di denuncia e altre verifiche passano tre anni. L’accelerazione c’è qualche settimana fa, quando l’ennesima missiva viene inviata non più in municipio ma direttamente a casa di Elisa Venturini. A quel punto la sindaca corre in Questura e avvisa i suoi interlocutori. La polizia chiede al pm Daniela Randolo, titolare dell’inchiesta, l’autorizzazione a una perquisizione a casa di Lorenzo Franceschi. Scatta il blitz, i poliziotti trovano la pistola, gli sequestrano computer, chiavette usb e altro materiale informatico. La pistola “clandestina” perché mai denunciata inguaia il cinquantenne che finisce in manette.

Ora la polizia sta cercando di delineare il profilo psicologico dello stalker, anche attraverso i contenuti salvati nei dispositivi elettronici sequestrati. Ciò che emerge fino a questo momento è una reale ossessione per la sindaca di Casalserugo, donna che peraltro Franceschi non ha mai conosciuto e con cui non c’è mai stato alcun contatto se non epistolare.

Non sono stati anni facili per Elisa Venturini, costretta per vocazione e anche per lavoro ad intrattenere pubbliche relazioni con una moltitudine di persone, sempre con il dubbio che dietro a un nuovo volto ci fosse in realtà il suo persecutore. L’arresto, mantenuto nel più stretto riserbo dalle autorità provinciali, dona un po’ di tranquillità alla vittima di queste attenzioni morbose, con la speranza che si metta una volta per tutte la parola fine.

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