Piazza De Gasperi insorge: «Il degrado ora è da noi, la zona rossa ha fallito»
Un gruppo di 240 residenti scrivono una lettera a prefetto, questore e Comune: «Con i controlli in stazione a farne le spese sono tutti i quartieri limitrofi»

«Forte preoccupazione, disagio, degrado, rischio per le persone. È la situazione che si è venuta a creare nella nostra piazza nelle ultime settimane».
Comincia così la lettera inviata a prefetto, questore e per conoscenza a sindaco, vicesindaco e assessore alla sicurezza del Comune, firmata da 240 residenti della zona di piazza De Gasperi, a ridosso dalla stazione, area già in «zona ad alto impatto». «Siamo preoccupati – dice il portavoce Franco Cucchio – Abbiamo chiesto un incontro per collaborare e cercare di risolvere la situazione. Dalla stazione, il degrado si è spostato da noi», sottolinea. La missiva fa riferimento a «persone ambigue, senza dimora e gruppi di consumatori e spacciatori di sostanze stupefacenti con atteggiamenti aggressivi, in particolare nel sottoportico tra il civico 32 e 33». «Abbiamo paura», è il grido all’unisono.
Questione zona rossa
«Se con l’attivazione della zona rossa la situazione in stazione è migliorata, da noi nelle ultime settimane è peggiorata notevolmente», spiega Cucchio. D’altronde il degrado non sparisce, si sposta.
La lettera indirizzata a prefetto e questore torna ad accendere i riflettori sulla bontà della decisione di istituire una zona rossa in città. Il 6 aprile si avvicina, il Prefetto dovrà decedere se mantenerla, ampliarla o toglierla. «Personalmente, temo per mia figlia – commenta Tatiana Bonazza, residente storica, madre di una bambina di 11 – da cittadina non mi è mai stato chiesto che cosa penso della zona rossa, mi fido delle istituzioni, però non è giusto che adesso spacciatori e malviventi siano sotto i nostri portici. La situazione dimostra il fallimento del provvedimento così pensato. È come mettere la polvere sotto il tappeto. Finché il problema si sposta non si arriverà mai ad una soluzione».
«In stazione la zona rossa per alcuni aspetti ha funzionato, ma ne hanno pagato le conseguenze i quartieri limitrofi, che non sono controllati e presidiati allo stesso modo», sostiene Cucchio.
Dalla rinascita al degrado
«Negli ultimi anni, grazie alla buona volontà dell’associazione piazza De Gasperi e al prezioso contributo dell’amministrazione il nostro quartiere è stato riqualificato – spiega Bonazza – Sono state realizzate opere urbanistiche, due piazze su tre sono state completamente sistemate, sono belle e colorate, nel lato di via Trieste un luogo grigio e mal frequentato è diventato un parcheggio con alberi e un campetto per il basket».
«Fino a 2-3 anni fa era un quartiere difficile, poi la situazione era migliorata, si stava benissimo. Ora siamo tornati indietro», sottolinea Cucchio.
Un accoltellamento e spacciatori
«In questo periodo, oltre ad un accoltellamento e diverse risse tra spacciatori, nel tardo pomeriggio e di sera c’è un notevole consumo di hashish e marijuana e passare attraverso questi gruppetti preoccupa noi tutti. Inoltre, c’è un senzatetto che da un mese staziona costantemente nel sottoportico accumulando giornalmente sempre più materiali di scarto e che ha preso dimora in un’area di pertinenza condominiale. La conseguenza è sporcizia, abbandono di rifiuti, degrado», si legge nella lettera.
In piazza De Gasperi si sono stanziati anche le «mama» senegalesi che «vendono i loro prodotti senza autorizzazione». «Temiamo che tali situazioni continuino ad aumentare, così come accade da settimane», spiega Cucchio.
L’importanza degli interventi sociali
Bisogna continuare a lavorare sulla prevenzione: «I servizi sociali sono al lavoro, li vedo con i miei occhi, in stazione: passano la sera, chiedono ai senza dimora se hanno bisogno di qualcosa, li invitano ad andare negli asili notturni, ma alcune persone, lo sappiamo, non vogliono essere aiutate», dice Bonazza.
La richiesta al Prefetto e al Questore è «di un incontro in ufficio o qui da noi. La lettera è una testimonianza apolitica dei residenti con il solo intento di poter dare un contributo», chiude Franco Cucchio.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova