Piazzola, pastore fulminato da un infarto mentre è in trattoria

PIAZZOLA SUL BRENTA. Un pastore trentino si sente male in trattoria e muore sul colpo prima di iniziare a cenare. Un malore tanto improvviso quanto fatale per Mario Mich detto “Paco”, 64 anni di Cavalese (Tn) che da circa 15 giorni girava per i campi di Tremignon assieme al suo gregge. Mercoledì sera era andato a cenare assieme a un collaboratore alla trattoria Lovison di Via Padova-Bassano, sulla statale Valsugana a Vaccarino.
Il tempo di sedersi e ordinare un piatto caldo, poi si è accasciato sul tavolo. Inutili tutti i soccorsi sia dei titolari del locale che hanno allertato il 118, sia del personale sanitario intervenuto con i carabinieri sul posto. Per Paco non c’è stato nulla da fare. Il suo cuore lo ha tradito, in terra lontana, nell’attesa di riportare il suo gregge ai pascoli montani. Era uno degli storici pastori trentini, che da anni praticano la transumanza portando pecore e capre in pianura durante l’inverno freddo per poi ritornare a casa in primavera.
Paco si era fermato più a lungo nelle “Basse” di Tremignon per attendere il tepore primaverile. E qui si è fermato per sempre. «Una persona riservata ma con il sorriso pronto, disponibile e cordiale», lo ricorda la gente del posto con cui scambiava qualche parola mentre passava con il gregge. «Veniva a mangiare in trattoria da una settimana assieme ad altri pastori», racconta il titolare, «mercoledì si è presentato per cena. Erano le 19 e avevamo molte persone. Era assieme a un collaboratore. Sono entrati e li abbiamo serviti. Uno dei camionisti al bancone gli ha augurato buon appetito e lui ha ringraziato ma non ha neanche fatto in tempo a portare la forchetta alla bocca che si è sentito male. Siamo subito accorsi: la situazione era disperata. Abbiamo seguito le indicazioni del 118 finche sono giunte le ambulanze. Hanno provato a rianimarlo ma inutilmente. Non c’è stato proprio nulla da fare».
Il pastore è stato portato all’obitorio di Cittadella e la famiglia è stata avvisata dai carabinieri. Paco abitava nella frazione Cavazal di Cavalese e praticava da sempre il duro lavoro della transumanza portando capre e pecore fino al mare. Un lavoro di fatica.
Insultati, multati per condurre il loro gregge, i pastori come Paco talvolta finiscono anche per morire lontano da casa. Quando passano si sentono e si vedono. Un mondo affascinante e bucolico, che si scontra con la burocrazia di autorizzazioni, permessi e ordinanze varie. C’è chi della transumanza apprezza il profondo valore e chi invece si allinea agli editti dei sindaci: le greggi sporcano, portano malattie e fanno danni. Una diatriba che va avanti da sempre, come la transumanza. Nel Nord centomila pecore si calano ogni autunno in pianura, e ventimila dal Trentino. Nell’Alta scendono pastori sempre più giovani che mollano la frenesia del lavoro abitudinario per abbracciarne uno in mezzo alla natura in grado di regalare grandi soddisfazioni. Passano e tornano in alta quota e in questo peregrinare capita che qualcuno si fermi per sempre, come Paco.
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