Pioggia di monete d’oro la Russia illustra lussuria e avidità umana

Francia e Germania si scambiano gli artisti. Per la Corea esperienza straniante in una stanza buia. Ghirri e il Belpaese
Di Enrico Tantucci
INTERPRESS/TAGLIAPIETRA.- BIENNALE. CILE
INTERPRESS/TAGLIAPIETRA.- BIENNALE. CILE

VENEZIA. I Giardini della Biennale con il Padiglione Centrale, affondano velocemente nell’acqua, - come un’Atlantide lagunare - per poi riaffiorare qualche minuto dopo, rinnovati. Il plastico-installazione dell’artista Alfredo Jaar nel padiglione del Cile all’Arsenale è una delle metafore più potenti, tra le partecipazioni nazionali d quest’anno. Un invito a rivedere gerarchie e poteri, anche nella cultura e dell’arte del nuovo ordine mondiale anche alla Biennale. Ma di Venezia e dei suoi problemi si occupano anche altri padiglioni nazionali, come quello della Spagna, con Lara Almarcegui che ci mostra la materia stessa degli edifici e la loro rigenerazione, creando nel padiglione spagnolo una grande installazione di cumuli dello stesso materiale e nella stessa quantità adoperati per la realizzazione dell’edificio. Ma ci mostra anche un’installazione fotografica dedicata a Sacca San Mattia a Murano, area del degrado e dello scarico dei rifiuti ormai istituzionalizzata che - ci ricorda l’artista - sarebbe dovuta divenire un parco urbano.

Sono ben 88 i Paesi presenti quest’anno alla Biennale, di cui dieci esordienti, tra Bahamas, Maldive e isole Tuvalu e in molti di essi c’è il germe della novità, come nel vicino padiglione dell’Indonesia che declina il tema del cambiamento e della liberazione, legandolo alla tradizione anche attraverso la personificazione dell’energia creativa divina femminile.

C’è invece il paesaggio, ma anche la storia e lo stesso riferimento al tema “enciclopedico” di questa Biennale nel padiglione italiano, tra le eleganti nitide visioni del Bel Paese delle foto di Luigi Ghirri, l’originale wunderkammer di Marco Tirelli e il grande disegno a parete di Giulio Paolini, “Quadri di un’esposizione”, dalle nitide geometrie prospettiche. E le “superpotenze” dell’arte mondiale? Gli Stati Uniti si affidano all’installazione multipla e laboratoriale di Sarah Sze che trasforma il padiglione in una sequenza di stanze “da lavoro” zeppe di congegni e di strumenti che ci trasmettono una sensazione di vitale e instabile precarietà. Germania e Francia, in una logica di transnazionalità artistica si scambiano i padiglioni. Così, nel padiglione tedesco, c’è la partecipazione francese con l’artista albanese (sic!) Anri Sala con il suo progetto ispirato al compositore francese Ravel che gioca sullo sfasamento dell’esecuzione della sua musica da parti di due diversi pianisti sino alla ricomposizione finale. Nel padiglione francese c’è invece la partecipazione tedesca, rappresentata dal cinese Ai Wei Wei, dal sudafricano Santu Mofokeng e dall’indiana Dayanita Singh e dal tedesco Romuald Karmakar (a questo punto, decisamente fuori posto). Spicca in particolare la magnifica installazione di sgabelli di legno sospesi e intrecciati di Ai Wei Wei e quella bibliotecaria di Dayanita Singh. Il Giappone torna sul “luogo del delitto”, il terribile terremoto con tsunami del 2011 che fu al centro anche della partecipazione giapponese alla Biennale Architettura dello scorso anno, L’artista Koki Tanaka recupera parte dei materiali lignei già esposti a cui affianca qui la documentazione visiva di forme precarie di dialogo. È un viaggio sensoriale, tattile e visivo quello in cui ci invita invece nel Padiglione della Corea l’artista Kimsooja, esponendo il visitatore alla luce caleidoscopica provocata dai riflessi dei vetri del pavimento e delle pareti e all’esperienza straniante di un percorso affidato solo al tatto in una stanza buia e priva di rumori. Ancora, la Gran Bretagna si “dedica” interamente a Jeremy Deller e alla sua mostra «English Magic», che è una sorta di percorso antropologico per installazioni, disegni, dipinti e fotografia nella varia natura della società britannica e dei suoi problemi. Pioggia di monete d’oro dall’alto nel padiglione della Russia con Vadim Zakharov che riattualizza il mito classico di Danae, identificando la lussuria e l’avidità umana che personifica, appunto, nel vil denaro.

Come sempre di grande interesse e fascino la partecipazione della Cina, con la plastica figurazione digitale degli “uomini” di Miao Xiaochun e le raffinate e poetiche animazioni, digitali a loro volta, di Zhang Xiaotao, tra gli altri.

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