Più lungo e rinnovato ecco il Translohr 2.0

L’assessore Micalizzi: «Ntl è partecipata dallo Stato, garanzia anti-fallimento» Sul percorso dei nuovi Sir2 e Sir3 ci sono gli ostacoli dei ponti e dei cavalcavia
MALFITANO -PADOVA - AGENZIA BIANCHI - PRESENTAZIONE LISTA GIORDANI. ANDREA MICALIZZI
MALFITANO -PADOVA - AGENZIA BIANCHI - PRESENTAZIONE LISTA GIORDANI. ANDREA MICALIZZI
È il Translohr 2.0 quello che circolerà a Padova. Su questo mezzo il Comune presenterà domani la domanda di finanziamento per 180 milioni al ministero. Un mezzo “rielaborato” dopo il fallimento della Lohr, trasformata in Ntl (sigla per NewTransLohr) e partecipata per il 51% dalla società francese Alstom e per il 49% da un fondo del ministero dei trasporti transalpino. La presenza dello Stato francese è una garanzia sul fatto che il mezzo non sia in “smobilitazione”, anche perché è stata da poco inaugurata (e dovrebbe essere poi ampliata) la linea T6 nella cintura urbana di Parigi, da Viroflay a Châtillon.


Il nuovo mezzo
. Nonostante le difficoltà finanziarie, la casa produttrice ha continuato a “implementare” il tram: a Padova circola il modello Ste3 da 25 metri, a Mestre lo Ste4 da 32 metri, a Medellin (in Colombia) lo Ste5 da 39 metri e infine a Parigi c’è lo Ste6 da 46 metri. Il sistema resta quello della monorotaia, che necessità di due corsie larghe in tutto 5,18 metri, ha un raggio di curvatura di 10,5 metri e può affrontare salite fino al 13% di pendenza. «Ci sono due elementi che ci hanno convinto – spiega l’assessore ai lavori pubblici Andrea Micalizzi – Il primo è che utilizziamo un mezzo rinnovato ma compatibile con quanto già esiste a Padova, con il nostro deposito e i nostri autisti. E poi il fatto che sia usato a Parigi».


I futuri cantieri.
Il rischio però è di cantieri invasivi, come furono quelli per il Sir1. «Stavolta abbiamo più esperienza – risponde Micalizzi – E il passaggio del tram, come si è visto, diventa un elemento di riqualificazione per i rioni che attraversa, in termini estetici e di arredo urbano».


I nodi da risolvere.
Ci sarà poi da riorganizzare la mobilità attorno alle nuove linee: «Con Sir2 e Sir3 il sistema si completa e ci consentirà di rimodulare tutto l’esercizio dei bus nei quartieri – chiarisce l’assessore – È quello che la gente vuole: migliorare il trasporto pubblico».


Il progetto è in fase preliminare ma già ci sono dei nodi da sciogliere: nel percorso verso Voltabarozzo sarà necessario un nuovo ponte sul Bacchiglione. E ci sono da superare due cavalcavia: a Chiesanuova e in via San Marco. Per la prima linea sul Borgomagno è stato necessario chiudere una corsia, ed è stato possibile grazie al “nuovo” Sarpi-Dalmazia. Ora serviranno nuove soluzioni progettuali.


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