Poliambulatorio in via Piovese «Salute e cura dell’ambiente»

“Prima Medica” è il nuovo poliambulatorio aperto in città, in via Piovese 236. L’idea è di tre giovani padovani – Giovanna Sopelsa, Christian Marcolin e Massimo Zhu –, la struttura è stata inaugurata la settimana scorsa e conta sessanta specialisti che si occupano di allergologia, angiologia, cardiologia, diagnostica per immagini, ginecologia, logopedia, medicina riabilitativa, neurologia, di nutrizione, pediatria, psicologia, penumologia e molto altro. Tra i servizi anche bellezza e benessere, screening di coppia e sessuologia.
«Il progetto – racconta Christian Marcolin, direttore amministrativo del centro – nasce per dare una concreta risposta etica alla sempre più crescente richiesta, da parte di una larga fetta di popolazione spesso scoraggiata, fornendo una medicina qualitativamente elevata a costi accessibili, che garantisca la soddisfazione di tutti». L’iniziativa resta comunque privata, anche se il nuovo centro si impegna ad offrire un’assistenza a prezzi contenuti.
«Il nostro è un obiettivo ambizioso – spiega Giovanna Sopelsa, socia e architetto progettista – che abbiamo cercato di raggiungere anche con l’aiuto dell’architettura. Con un’attenzione speciale per la sostenibilità: l’igienizzazione e il ricambio costante dell’aria interna sono garantiti in maniera ecologica, ed è stato predisposto anche un impianto di condizionamento a basso impatto ambientale, sfruttando l’energia del fotovoltaico».
In tempi di pandemia, al coraggio economico dell’iniziativa, si aggiunge una visione che prima non c’era dello spazio: «Le superfici – aggiunge l’architetta – sono ampiamente al di sopra dei minimi consentiti, con sale di visita tutte finestrate e completamente aerabili e due grandi ambienti predisposti per l’accoglienza finalizzati a smistare i pazienti in due aree distinte. Abbiamo inoltre provveduto a dotare la struttura di dispositivi al plasma per la neutralizzazione di eventuali virus».
Un altro fiore all’occhiello di PrimaMedica è la telemedicina, grazie alla quale il paziente impossibilitato a raggiungere la struttura potrà essere assistito in remoto. —
elvira scigliano
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