Ponte di Brenta e Torre rioni dal cuore paesano

Sono circa 4100 gli abitanti di Ponte di Brenta, una delle più antiche zone abitate fuori dalle mura padovane. Una lunga storia che fornisce radici ancora vive e vegete al rione con il cuore di un paese. Dove resistono in buona salute ben sei negozi aperti un secolo fa, e gestiti quasi tutti dai discendenti dei fondatori. Dove tutti si conoscono e per fare quatro ciacoe possono contare su un numero di bar decisamente rigoglioso e anomalo per un’area così piccola: ben quindici.
Dove il nuovo è sorto sul vecchio senza nostalgie e recriminazioni vedi le case piazzetta Modin (unica eccezione al crollo del mercato immobiliare in zona, soprattutto nell’ex nuova zona delle Padovanelle) costruite dove c’era la gloriosa distilleria nata nel 1942. Ma anche dove l’annoso problema del traffico che attraversa via San Marco e divide Ponte di Brenta, resta una ferita sempre aperta, ancor più da quando sono stati tolti i segnali stradali che limitavano il transito ai mezzi pesanti e tra auto e camion è una camera a gas.
Un’altra ferita al cuore di Ponte di Brenta è villa Breda, con il suo bellissimo parco, che potrebbe diventare un centro vivo e popolato di mille attività e invece se ne resta un po’ ai margini, senza un progetto, senza futuro. Non fosse che a tenere in piedi il sogno, ma anche ad organizzare iniziative concrete, c’è l’associazione culturale SalviAmo Villa Breda che pur con quattro forze, si fa in otto. Da ponte di Brenta a Torre, senza soluzione di continuità, un altro rione-paese, fatto di un tessuto sociale ancora coeso, di una parrocchia che fa rete, crea solidarietà e aiuta chi è in difficoltà (spesa e bollette per una quarantina di famiglie, metà italiane e metà straniere). Dove i residenti da generazioni si stanno mescolando in armonia con le giovani famiglie, e ce ne sono parecchie, che lì si trasferiscono, stranieri compresi. Sono soprattutto nuclei familiari romeni, gente che lavora, motivata a trovare serena integrazione.
(a.pi.)
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