Ponte strategico al limite della foresta Ma è a Roncaglia che nasce il paese

Una radura strappata agli alberi ospita il primo villaggio sorto nell’Alto Medioevo poco lontano dal fiume Retrone
BELLUCO-FOTOPIRAN-PONTE SAN NICOLO'-PONTE AZZURRO
BELLUCO-FOTOPIRAN-PONTE SAN NICOLO'-PONTE AZZURRO

Francesco Jori

Alle porte della città, all’imbocco di una strada maestra che conduce a sud-est verso il mare, e in riva a un fiume su cui è gettato un ponte. Basta e avanza, da sempre, per fare di Ponte San Nicolò un luogo strategico, e proprio per questo esposto a venti di tutti i tipi, ma soprattutto di guerra. Centro abitato fin da epoca romana, si affaccia sulle sponde della storia ufficiale attorno al mitico e temutissimo anno Mille, quando il Retrone, come all’epoca viene chiamato il Bacchiglione, lambisce le sponde di una vastissima foresta detta di Olmedo od Onedo, segno evidente della presenza predominante di olmi, poi disboscata e dissodata nel corso dell’Alto Medioevo facendo spazio a un primo nucleo abitato, posto in una semplice radura su cui vengono avviate le prime coltivazioni. È una lettura delle origini rinforzata dal nome stesso di quella che oggi rappresenta una frazione del comune, giusto alle porte con Padova: Roncaglia, termine che deriva dal verbo “roncare”, vale a dire dissodare, disboscare.

il luogo dei rovi

Il 20 aprile 918 il re Berengario concede ai canonici di intascare le decime provenienti dalla località di Roncaliutari, in altri termini “luogo pieno di rovi da estirpare con la roncola”. Un secolo dopo, nel 1027, tocca all’imperatore Corrado II assegnare agli stessi canonici un beneficio in località Roncalia. Nel 1130 per la prima volta viene menzionata una cappella dedicata a San Fidenzio, mentre sulla sponda opposta del fiume ne sorge una intitolata a San Nicolò, che poi contribuirà a dare il nome al paese.

Porto e mulini natanti

Il centro cresce, e approfittando della posizione diventa un porto fluviale dove attraccano barconi carichi di merci, mentre sul fiume sorgono alcuni molini natanti; l’espansione dev’essere considerevole, se si decide di costruire un primo ponte, probabilmente tra il 1205 e il 1212, in legno di rovere, chiamato “Sancti Nicolai”; nel 1228, quando il paese è passato sotto il controllo del Comune di Padova, quest’ultimo decide di sostituirlo con un massiccio manufatto in pietra a tre arcate, oggi raffigurato nello stemma comunale. E qui, si può dire, cominciano i guai, perché proprio quel ponte rappresenta una sorta di calamita per tutti quelli intenzionati a muovere guerra.

Comincia nel 1256 il podestà di Padova Ansedisio de’ Guidotti, uomo di fiducia di Ezzelino che in quel momento controlla la città e i suoi possedimenti, incaricato di sbarrare il passo a un esercito nemico guidato dal vescovo di Ravenna, che ha tutta l’intenzione di togliere di mezzo il dittatore.

campo di battaglia

Una replica, anche se molto meno devastante, arriva nel 1318, quando le truppe del veronese Cangrande della Scala si insediano proprio a Ponte San Nicolò e vi rimangono per mesi, in attesa di sferrare l’attacco finale; stavolta però i padovani preferiscono aprire una trattativa, e scongiurare il peggio. Ma va decisamente male quando scoppia la guerra tra i Carraresi divenuti signori di Padova e la Serenissima: pressati dall’offensiva veneziana da sud tra il 1372 e il ’73, migliaia di profughi provenienti dai villaggi della Saccisica fuggono verso Padova, accalcandosi su quel ponte che fa da imbuto per l’accesso alla città; e nel 1405, quando la Repubblica lancia l’ultima offensiva, il generale Filippo da Pisa dopo un sanguinoso scontro cede le armi proprio a Ponte San Nicolò.

Quanto al povero ponte con la minuscola, subirà un forte danneggiamento un secolo dopo, a opera dei lanzichenecchi al soldo dell’imperatore Massimiliano, impegnato con la Lega di Cambrai nella guerra contro Venezia.

(66, continua)

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova