«Porto la spirulina in Etiopia e salvo i bambini»

L’impresa si riassume in un’immagine: un bambino etiope che addenta una pagnotta imbottita di una sostanza di un verde brillante. La “marmellata” color smeraldo è spirulina fresca. L’alga spirulina, così chiamata per le volute che si attorcigliano in spirali, vive di luce, cresce nell’acqua limpida che scorre, nelle rogge, nei canali, è originaria dell’Africa. E’ un concentrato di sostanze benefiche, una panacea che fa pensare alla favolosa teriaca medievale. Contiene proteine vegetali, carboidrati, lipidi, luteina, vitamine, minerali. «Con pochi grammi di spirulina al giorno – dice Matteo Villa – puoi strappare alla morte per inedia un bambino a cui la denutrizione cronica ha tolto il gusto della vita».
Matteo Villa è un giovane manager. Dirige la Microlife s.r.l. l’azienda che ha raccolto attorno a sé un team di ragazzi e ragazze tutti laureati o con laurea e master, chimici, naturalisti, biologi, ingegneri, una quindicina. In controtendenza rispetto al naufragio congiunturale, sono stati creati posti di lavoro in un settore innovativo. Il laboratorio, al numero 5 di via del Seminario, colpisce per le colonne trasparenti piene di liquido verde, quasi un’architettura aliena. Sono colme del brodo di coltura delle microalghe: fotobioreattori dove questi organismi vegetali si nutrono, crescono, si sviluppano, più prolifici di un’erba matta.
La cena di Santa Lucia è stata il colpo di pistola che ha dato il via all’avventura, qui, attraverso Graziano Debellini (presidente dell’associazione Santa Lucia per la cooperazione), Villa ha conosciuto suor Laura Girotto che nei dintorni di Adua, sull’altopiano etiope a 2000 metri di quota, dirige con un gruppetto di salesiane una missione che protegge bambini e donne dalla miseria e dall’emarginazione. Suor Laura ha inviato a Matteo un messaggio confortante: «I due gemelli che erano in pericolo di vita stanno bene. Abbiamo somministrato alla madre la spirulina, non aveva latte e il latte è arrivato. I piccoli che pesavano 1200 grammi ciascuno, con il nuovo nutrimento hanno raggiunto i 4500 grammi, sono piccoli per la loro età, 5 mesi, ma sani e vispi».
Il trasloco della microalga da Padova ad Adua è stato laborioso – dice Villa - Prima abbiamo allestito un grande container con dentro la strumentazione, i fotobioreattori, gli elementi per nutrire l’alga, un pastigliatore, vecchio modello adattato, che trasforma il principio attivo in pastiglie. E’stato inviato prima della stagione delle piogge, ha fatto tappa in Turchia e ad Addis Abeba prima di raggiungere Adua. Poi abbiamo trasportato la spirulina “mascherata” in bottiglie da kiwi. La missione di Suor Laura non ha l’elettricità: quando scende la notte ci arrangiamo con le candele, il silenzio è rotto dall’ululato dei cani selvatici. Con l’aiuto delle suore, delle mamme e dei bambini abbiamo costruito una vasca che funge da cultivar per la spirulina, dotata di una pala per mescolare la coltura. Siamo in grado di produrre un chilo di integratore al giorno, la quantità necessaria per il sostegno alimentare di 1000 bambini. Suor Laura è una macchina da guerra, malgrado abbia quasi settant’anni e le ginocchia malandate è capace di percorrere in jeep 500 chilometri per visitare un villaggio e portare aiuto. Abbiamo cercato di rendere autonoma la produzione del farmaco, semplificando gli strumenti di produzione. Il primo step è stato compiuto, è stato anche allestito sopra la serra un impianto fotovoltaico per erogare energia pulita. E’stato quasi un miracolo della solidarietà, ma suor Laura, inviandoci le foto di uno spettacolare “spirulina party” ci fa sapere: «Il sistema dà nutrimento a 1000 bambini, ne restano altri 29 mila da sfamare».
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