Pranzi di Natale, boom di volontari: a Padova una generosità da capitale europea

Cucine popolari e Sant’Egidio allestiscono 800 coperti. E per aiutare c’è più offerta del necessario
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRANZO NATALE SANT'EGIDIO VIA BELZONI
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRANZO NATALE SANT'EGIDIO VIA BELZONI

PADOVA. Più di duecento volontari, solo per gestire i tre pranzi solidali del giorno di Natale: alle cucine popolari, al Santo e alla chiesa dell’Immacolata, in via Belzoni. Tre pranzi che, nell’insieme, hanno sfamato circa 800 persone, e tutte hanno trovato un piatto caldo servito ad una tavola splendidamente imbandita.

Capitale non per caso È una vittoria meritata, quella conquistata dalla nostra città come “capitale europea del volontariato”, se pensiamo a quanti padovani muove il circolo virtuoso dell’altruismo: solo per i pranzi, oltre ai partecipanti effettivi, ci sono centinaia di altri aspiranti volontari, che pur avendo chiamato per dare la disponibilità, sono rimasti “tagliati fuori”, perché una buona organizzazione prevede la giusta misura in tutto, anche nei numeri dello staff.

Volontari da una vita Alcuni sono ormai abitudinari: «Sono diciannove anni che veniamo qui alle cucine popolari insieme, ogni Natale», raccontano Renzo e Onorina, marito e moglie da 44 anni. Lei distribuisce i vassoi, lui gira tra i tavoli della mensa che, nel cuore di tutti, rimane di suor Lia. «Ormai per noi è una tradizione», continua Renzo, «io sono andato in pensione presto e qui mi diverto un sacco, ci conosciamo tutti e siamo amici».

MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRANZO NATALE CUCINE POPOLARI
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PRANZO NATALE CUCINE POPOLARI


«Bello sentirsi utili» Anche Beppe è un affezionato, anche se da meno tempo: di sé parla poco, ma gli altri dicono che sia un imprenditore affermato. Ogni sabato, da quattro anni, lascia l’azienda e i tre figli e viene alle cucine di via Tommaseo, a scambiare una chiacchiera e un sorriso. «Mi ero stancato del solito Natale», racconta, «ero stufo di quelle giornate all’ingrasso, dove si ripetono sempre le stesse cose. Una volta, per fare qualcosa di utile davvero, sono arrivato qui. E ora è un’abitudine: vengo sempre a Natale, Pasqua e anche tutti i sabati. Con il gruppo del sabato siamo molto legati: ci sono italiani, cingalesi, rom, donne dell’est. Ormai li conosciamo: li chiamiamo per nome e, con gli stranieri, li salutiamo nella loro lingua».

Ottocento posti Ai tavoli ci sono molte persone sole, ma una accanto all’altra diventano un gruppo di amici. In via Tommaseo hanno apparecchiato per circa trecento persone, addobbando la sala con le tovaglie rosse e tante decorazioni allegre. Altri cinquecento posti sono stati allestiti da Sant’Egidio, tra il Santo e via Belzoni. «Abbiamo ricevuto moltissime telefonate, più di duecento, da parte di aspiranti volontari», racconta Nicoletta Ariani, una dei fondatori della comunità padovana. «Non li abbiamo potuti accogliere tutti» continua, «ma il segnale è molto positivo». Quest’anno Sant’Egidio compie cinquant’anni, e anche la festa si è adeguata al colore delle “nozze”: piatti dorati, festoni dorati, decorazioni luminosissime. Ogni ospite ha trovato sul piatto una piccola bomboniera e a fine pasto gli è stato consegnato un dono personalizzato, con il suo nome. —


 

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