Gestione dei migranti, assolta ex funzionaria della Prefettura di Padova

Caso chiuso dopo nove anni e nessun condannato. Tiziana Quintario era rimasta l’ultima imputata nel processo sul presunto business dei migranti

Cristina Genesin
La Prefettura di Padova
La Prefettura di Padova

Nove anni tra inchiesta e processo in primo grado, per arrivare all’ennesima pronuncia di assoluzione. Anche per Tiziana Quintario, 63enne di Monselice, ex funzionaria della Prefettura di Padova nella stagione dell’immigrazione selvaggia (da qualche anno in pensione), si chiude l’ultimo e doloroso capitolo di una vicenda giudiziaria: è stata assolta perché il fatto non sussiste dal reato di induzione indebita a dare o a promettere utilità.

Secondo l’accusa avrebbe caldeggiato cinque assunzioni – tra cui quella della figlia – con i vertici di Edeco che, all’epoca, aveva in mano la gestione dei migranti in Veneto.

Accolta la richiesta del difensore, il penalista vicentino Lino Roetta.

Anche il pm Sergio Dini aveva sollecitato la pronuncia di non responsabilità riqualificando il reato in un abuso d’ufficio e sottolineando come quel comportamento non sia più punito dalla legge.

Quintario era incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti all’interno della prefettura padovana e, con l’ex vice prefetto Pasquale Aversa e l’allora vicario Alessandro Sallusto (oltre a Simone Borile, Sara Felpati e Gaetano Battocchio, i vertici della coop denominata prima Ecofficina e poi Edeco) finisce sotto inchiesta: le accuse – a vario titolo – sono di turbativa d’asta, frode nelle forniture pubbliche, truffa, concussione per induzione (ovvero induzione a dare o a promettere utilità), rivelazione di segreti d’ufficio e falso ideologico.

Secondo la procura tra il 2014 e il 2017 i vertici prefettizi avrebbero informato in anticipo la coop dei controlli da parte dell’autorità sanitaria e dei carabinieri sulla gestione dei migranti favorendola per farle vincere gli appalti.

Migranti ospitati nel centro di San Siro a Bagnoli e nell’area dell’ex caserma Prandina in centro a Padova dove vivevano in ambienti poco riscaldati, in condizioni igieniche critiche e confortati da pasti ridotti al minimo.

Nei mesi scorsi il processo si chiude con una sentenza di assoluzione (per frode nelle forniture pubbliche) e (per gli altri reati) di proscioglimento per intervenuta prescrizione (è decorso troppo tempo e l’azione penale non può più essere esercitata).

Quintario era stata chiamata a rispondere di turbativa delle gare (con Borile, Felpati e Battocchio) con l’accusa di aver pilotato due appalti prefettizi; ancora di violazione del segreto d’ufficio per aver fornito informazioni a Borile sui concorrenti, arrivando (stando sempre all’accusa) a creare un bando di taglio sartoriale per Edeco quanto a una gara d’appalto; ancora di frode e truffa (con Aversa e tre della coop) per aver consentito a questi ultimi di non adempiere agli obblighi assunti per contratto nell’accoglienza dei migranti sia alla Prandina che a San Siro.

Il 17 dicembre l’ultima assoluzione nel merito per l’unico reato rimasto in piedi (l’induzione indebita) solo nei confronti di Quintario.

Commenta l’avvocato Roetta: «È emerso che tutti, compresa la figlia, avevano ottenuto un regolare contratto dopo un colloquio per un lavoro che imponeva di lavorare nel fine settimana e consisteva anche nel servire in mensa o provvedere alle necessità dei migranti. Un lavoro per il quale si faticava a trovare personale. Oggi si fa fatica a ricordare come era la situazione nel Nordest una decina di anni fa quando arrivavano dai 300 ai 400 migranti al giorno e le prefetture non sapevano dove metterli tanto che un giorno una corriera piena di migranti vagò per la provincia di Rovigo non trovando una sistemazione. Borile trattato con un occhio di riguardo? Fu l’unico a garantire soluzioni alle prefetture, come quella di Padova, che erano state lasciate sole».

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