Presidi, stangata sull’integrativo

Numerosi ex presidi delle scuole padovane e alcuni ancora in servizio (in tutto 50) devono restituire allo Stato una somma fra i tremila e i settemila euro. Sono soldi intascati in più negli anni in cui non era ancora stato definito il contratto regionale integrativo, collegato a una serie di attività (presenza di scuole materne, alunni stranieri, disabilità, reggenze). I presidi già in pensione rischiano anche di vedere ridotto l’assegno in base al ricalcolo delle indennità già inserite in busta paga. Naturalmente le rispettive comunicazioni inviate dalla Ragioneria Territoriale dello Stato di Padova e Rovigo, per conto del ministero dell’Economia e delle Finanze, agli ex dirigenti scolastici, in genere agli ex presidi degli istituti comprensivi statali della città e della provincia, hanno immediatamente sollevato un coro di proteste. Alcuni degli interessati si sono già rivolti a un avvocato. «Se ci hanno dato qualcosa in più rispetto a quanto meritavamo non è certo colpa nostra», spiega un ex preside. «Se il Miur, attraverso gli Uffici Scolastici Regionali, ha sbagliato a calcolare le nostre spettanze, relative sia alle retribuzioni di posizione che a quelle connesse al premio di risultato nel periodo tra il 2005 ed il 2009, perché adesso ci devono, mettere in difficoltà? Tra l’altro le nostre pensioni medie non sono alte». Chi ben conosce la vertenza in atto è il dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale. «Innanzitutto non credo che siano tanti i soldi da restituire», sottolinea Andrea Bergamo. «Probabilmente gli ex dirigenti hanno anche ragione dal punto di vista delle osservazioni amministrative, ma devo ricordare che i soldi sono indennità in più che hanno preso prima che fosse approvato il decreto Brunetta, con cui è stato effettuato il ricalcolo preciso di quanto dovuto e quanto, invece, era stato erogato prima che il contratto regionale integrativo diventasse esecutivo».
Felice Paduano
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