Prima negativo poi positivo a Padova: «Anche io beffato dal test rapido»

PADOVA. Ecco un altro caso di paziente negativo al Covid per i tamponi rapidi, risultato poi positivo con il test molecolare. Stavolta a raccontare il corto circuito nel sistema di tracciamento è Ettore Toniato, edicolante dell’Arcella e segretario provinciale del Sinagi, il sindacato di categoria.
«Stavo male, ho fatto il test antigenico rapido lunedì 26 ottobre ma sono risultato negativo. La febbre non calava, allora giovedì 29 ho fatto il tampone molecolare. Sabato 31 ottobre mi è arrivato l’esito: positivo», racconta dal luogo scelto per trascorrere la quarantena, un negozio sfitto in ghetto dove ha sistemato branda e fornelletto da campeggio.
È avvilito Ettore Toniato, perché ha provato sulla propria pelle tutte le disfunzioni che si possano immaginare. «Solo per un mio senso di responsabilità mi sono messo in isolamento fin da subito. Se avessi continuato a lavorare, avrei potuto infettare decine di persone», ragiona e ancora non si capacita.
«Tutto è cominciato con tosse, raffreddore e febbre. Ho fatto il tampone rapido allo stadio Euganeo lunedì scorso e mi hanno detto che ero negativo. Però la febbre continuava a salire, anche fino a 39,6. Così ho fatto un altro tampone, sempre allo stadio, stavolta molecolare. Mi hanno risposto tre giorni dopo, dicendomi che ero positivo. Per fortuna mi sono messo in auto isolamento fin da subito, perché mi sembrava troppo strana come sindrome influenzale».
Ettore Toniato vive con la moglie e la figlia, mentre ogni tanto in negozio si fa aiutare dall’anziana madre. Fin da subito si è ricavato uno spazio isolato da tutti. L’unica possibilità era un negozio sfitto in ghetto, dove vive stabilmente dormendo su una branda e facendosi da mangiare con un fornelletto da campeggio.
Nei giorni scorsi, sempre lì dentro, è stato soccorso anche dall’ambulanza del 118. «Non ce la facevo nemmeno ad alzarmi dal letto per andare al bagno, mi hanno dovuto sollevare di peso», ricorda.
Toniato è una persona molto scrupolosa. Ha preso seriamente il virus fin da subito, adottando tutte le contromisure del caso, anche perché la sua edicola in largo Debussy all’Arcella è ricavata in un locale molto simile a un negozio, quindi in uno spazio chiuso “a rischio contagio”.
«Ho chiesto a tutti i miei clienti di iscriversi a Immuni, sapendo che un giorno sarebbe giunto il momento di essere tutti collegati e tracciabili. Il momento è arrivato, purtroppo con la mia positività. Ahimè, ho scoperto che Immuni ancora non funziona. Mi sono messo in contatto, dopo decine di telefonate, con il servizio che dovrebbe coordinare l’applicazione per il tracciamento del virus. Mi hanno detto che non riescono a inserire la mia positività e questa è una cosa che mi amareggia moltissimo».
Toniato ha chiuso la sua edicola lunedì 26 ottobre, salvo poi affidare alla madre qualche sporadica apertura. Al di là della malattia, ciò che preoccupa è quel che si profila all’orizzonte. «Non c'è alcuna tutela per gli edicolanti, non ci sono linee guida» dice. «A fine anno per questa crisi strutturale chiuderà un’edicola su tre. Abbiamo chiesto al governatore Luca Zaia un incontro ma non abbiamo ricevuto risposta. Chiediamo di essere inclusi nei fondi regionali dedicati alle aziende in difficoltà». —
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