Primarie, Piron non ha le firme del Pd ma chiede la deroga

PADOVA. Claudio Piron non ce l’ha fatta a raccogliere le firme degli iscritti necessarie a presentare la candidatura alle primarie del centrosinistra in seno al Pd. Confermato il sostegno popolare (con oltre mille sottoscrizioni), l’assessore non ha raggiunto il quorum sul fronte degli iscritti (200 le firme necessarie). Ma non per questo intende mollare e si appresta a chiedere una deroga. A sostegno dell’istanza che verrà presentata dal Comitato per Piron sindaco, il confronto a distanza con Ivo Rossi, ritenuto impari. Le prossime ore si preannunciano quindi delicatissime: nella gestione dell’affaire Piron si gioca la possibilità dei democratici di presentarsi con un unico aspirante sindaco alle urne, bypassando pericolose spaccature.
Tutti per uno. Sul piede di guerra il Comitato per Piron che denuncia uno sbilanciamento del partito all’interno dei circoli in favore di Rossi, che sarebbe stato orchestrato con notizie scorrette: «In queste settimane, più volte gli iscritti si sono lamentati di non aver ricevuto informazioni adeguate per poter fare una scelta consapevole» spiega il portavoce del Comitato Filippo Pacchiega «molti di loro continuano a dire di non essere stati informati delle due candidature interne al Pd. Sappiamo di segretari di circolo che hanno aperto i battenti di domenica per raccogliere firme esclusivamente per l’altro competitor democratico». Non solo: una cinquantina di iscritti avrebbero firmato anche per il candidato di Padova 2020 Francesco Fiore, contravvenendo alle regole. Le relative prove, sarebbero pronte ad essere esibite davanti al Comitato dei garanti e ritenute sufficienti a motivare una deroga: «Abbiamo sollecitato più volte l’apertura dei circoli per dare una corretta informazione e mettere a disposizione le sedi e i moduli per la raccolta firme di entrambi i candidati. Rinnoviamo questo invito, ai segretari e al Comitato Garante “Padova la scegli tu”» sostiene il Comitato.
La trattativa. Determinato a proseguire sulla strada della compattezza, nei giorni scorsi Massimo Bettin aveva contattato Piron e compagnia nel tentativo di raggiungere un accordo che prevedeva un passo indietro da parte dell’assessore: la prima proposta è stata rifiutata, anche se la porta rimane aperta e non esclude ulteriori e più fortunati abboccamenti nei prossimi giorni. «Riconosco al segretario provinciale la sensibilità e l’impegno spesi per trovare un punto d’incontro - sostiene Pacchiega - ma abbiamo bisogno di un’apertura più forte ed evidente, che il nostro percorso ottenga cittadinanza ufficiale nel partito». Insomma, parlino Bressa e Rossi.
La deroga. Fondamentale, a questo punto, sarà la reazione alla richiesta di deroga che verrà ufficializzata oggi in occasione della presentazione delle firme: «Valuteremo cosa fare a seconda della risposta che ci verrà data - conclude Pacchiega - uscire dal Pd per noi sarebbe una sconfitta, noi vogliamo stare all’interno di un partito che ha il coraggio di cambiare». Dal canto suo Piron chiarisce: «Passi indietro non se ne fanno - assicura - semmai ne faremo in avanti. A me le poltrone non interessano, l’ho detto più volte. Mi interessa solo il riconoscimento del nostro percorso politico: se il partito trova un accordo e vuole aprire un tavolo o ha una proposta da farmi, possiamo parlarne».
L’apertura. Ed ecco che, pur a mezzo stampa, arriva anche l’apertura del segretario cittadino che tuttavia difende i metodi fin qui adottati: «Sono i rappresentanti dei circoli e gli iscritti che determinano le candidature nel nostro partito secondo norme che sono pubbliche, applicate con trasparenza e in grado di offrire pari dignità a tutti. Così come è avvenuto in questi giorni, con moduli a disposizione di tutti e piena libertà a ogni iscritto: la deroga può essere concessa solo dagli organismi competenti e maturare solo con un ampio consenso, che non sarà semplice da trovare» sostiene Antonio Bressa «tuttavia, siccome credo il percorso intrapreso da Claudio sia comunque legittimo, voglio affermare con chiarezza che lui e i suoi sostenitori devono sentirsi parte, a pieno titolo, di una comunità in cui arricchiscono la dialettica plurale. Credo inoltre che si possa ancora trovare una ricomposizione unitaria nella quale anche i temi posti dalla sua candidatura trovino piena cittadinanza. Auspico infatti che la sua intraprendenza e i contenuti fin qui esposti non escano dall’ambito del Pd: sarebbe una perdita per la nostra comunità».
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