Prisma, il futuro del centro commerciale dipende dall’amianto
Il futuro, anche occupazionale, del Prisma di S. Maria di Sala dipende dall’amianto. Se non c’è allarme ambientale e per la salute delle persone, nonostante l’area rimanga off limits, tempi e modi...
Il futuro, anche occupazionale, del Prisma di S. Maria di Sala dipende dall’amianto. Se non c’è allarme ambientale e per la salute delle persone, nonostante l’area rimanga off limits, tempi e modi della riapertura del centro commerciale devastato sabato notte da un incendio, dipenderanno dai tempi della bonifica del tetto. Per quanto riguarda i muri, il giorno dopo il rogo si respira un cauto ottimismo sulla possibilità di riapertura, almeno parziale, in tempi non troppo lunghi. I primi sopralluoghi hanno escluso problemi strutturali all’edifico che ospita dieci negozi, tra cui un supermercato. Un aspetto che, pur nella drammaticità della situazione (quasi tutte le attività dovranno rifare l’inventario, con quintali di merce da buttare), apre a ipotesi di riapertura meno lunghe del previsto: si parla forse già di metà agosto per l’ala destra dell’edificio. Qui si trovano attività come Center Casa, Mondadori, Meggetto calzature, un negozio Acqua e Sapone e una gioielleria, che hanno subìto danni minori, causati dal fumo “tirato” verso la galleria commerciale. Ieri c’è stata una riunione anche con i sindacati per capire i tempi di intervento: «Se si tratta di una settimana o due di stop», afferma Caterina Boato della Filcams-Cgil di Venezia, «la cosa è tutto sommato gestibile anche dal punto di vista occupazionale, oltre diventerà un problema». Sul fronte delle indagini invece, appare escluso il dolo: da capire invece se l’innesco sia stato accidentale o colposo, provocato cioè da disattenzione o imprudenza di qualcuno all’interno dell’edificio.
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