Processo Artibani, la Cassazione conferma un anno

Abuso d’ufficio l’accusa per l’ex direttore di Urologia che esprime rammarico: «Ho lavorato secondo coscienza»
Di Cristina Genesin
Medici al lavoro in una sala operatoria dell'ospedale Molinette di Torino, in una immagine del 21 dicembre 2009. ANSA/DI MARCO
Medici al lavoro in una sala operatoria dell'ospedale Molinette di Torino, in una immagine del 21 dicembre 2009. ANSA/DI MARCO

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal professor Walter Artibani, 63 anni, l’ex direttore della Clinica urologica dell’Azienda ospedaliera di Padova ora trasferito a Verona, confermando la condanna in appello a un anno di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, e al pagamento di 70 mila euro di risarcimento a titolo di provvisionale per abuso d’ufficio (in primo grado erano stati inflitti 18 mesi anche per interruzione di pubblico servizio). Il docente universitario, che finora non aveva mai parlato, ha espresso rammarico: «In questi sei anni, lunghi e per me dolorosi, non ho mai smesso di credere nella forza della giustizia che, peraltro, già mi aveva assolto in appello, nel 2009, dall'accusa di interruzione di pubblico servizio. E oggi chino il capo dinanzi a questa sentenza, pur ribadendo di aver in coscienza sempre operato con scrupolo e senso di servizio al meglio delle mie capacità professionali e sempre nell’interesse del paziente».

Il professor Artibani era stato denunciato da due aiuti, il dottor Tommaso Prayer Galetti e il collega Antonio Cisternino, “colpevoli”- secondo la pubblica accusa - di aver presentato la propria candidatura a un concorso per il posto di professore associato nella Clinica urologica, destinato ad altri allievi del cattedratico: il primo fu emarginato dall’attività operatoria dal 26 aprile al 22 agosto 2006, il secondo privato dell’incarico di vicario del primario e, volendo fare carriera, costretto a trovarsi di fatto un posto altrove (a Dolo, poi a San Giovanni Rotondo). Ora la vicenda si è definitivamente chiusa con la condanna seppur mitigata, mentre a carico del medico è in corso un altro processo, davanti al tribunale di Padova, sempre per abuso d’ufficio: a denunciare Artibani un ex aiuto padovano, il dottor Alfio Capizzi che lamenta di essere stato relegato all’attività ambulatoriale per quindici mesi.

Dopo anni di silenzio, il professor Artibani vuol dire la sua: «Dopo il mio arrivo nel 2005 a Padova, il clima si era fatto sempre più avvelenato. La mia colpa? Aver adottato una gestione rinnovata e svincolata da legami ed equilibri preesistenti, aver privilegiato il metodo meritocratico, valutando ciascuno dei collaboratori solo per i titoli scientifici, la lealtà nel lavoro d'équipe, la dedizione alla pratica medica e aver impostato un metodo finalizzato alle esigenze del malato e alla conduzione efficiente della struttura». Un modus operandi «inviso a chi ha scatenato contro di me una campagna mediatica martellante... Sono stato così costretto a farmi carico dell'onere della difesa. Cosa che ho fatto, preoccupandomi al contempo di non trascurare mai gli impegni e i doveri imposti dalla mia professione di medico e di docente». Artibani lamenta che «le azioni legali mosse nei miei confronti mi sono costate tempo e denaro, ma ho risposto nelle sedi competenti alle accuse contestate. Laddove sono stato condannato, in primo o secondo grado, ho pagato il mio debito, in attesa del terzo e definitivo grado che oggi è giunto... Agli attacchi sulla stampa non ho mai voluto replicare, anche se a volte è stato difficile “digerire”... convinto come ero che le mie ragioni dovevano essere esposte in tribunale... A conclusione di questa triste vicenda, esiste solo l'uomo, prostrato da questa lunga odissea... E il professionista, conscio di aver sempre lavorato con professionalità e dedizione e grato della stima manifestata da tantissimi colleghi».

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