Professore di Ingegneria del Bo tra gli italiani dei Paradise Papers
Nell’elenco pubblicato da L’Espresso figura come dirigente di un’azienda con sede alle Bermuda La replica: «Nel 2001 feci un favore a un amico ma non ho mai percepito il becco di un quattrino»

PD 10 novembre 2003 G.M. D.E.I. incontro con alcuni ricercatori , Michele Forzan (CARRAI) D.E.I. , incontro con alcuni ricercatori - CARRAI
«Cercavo lavoro, ero un ingegnere fresco di dottorato. Era il 2001. Ho solo fatto un favore a un amico ma non ho mai percepito nemmeno un centesimo». Michele Forzan, oggi, è un professore universitario del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Padova. Il suo nome compare tra quello degli italiani dei Paradise Papers, i documenti riservati dei paradisi fiscali pubblicati in esclusiva da
L’Espresso.
Il suo come quelli dei trevigiani Elena Carretta, imprenditrice del settore agricolo e Gabriele Calderan, armatore dei cantieri San Marco.
L’elenco tocca varie città d’Italia. Ci sono imprenditori, manager, uomini d’affari, avvocati e consulenti fiscali, che potrebbero agire in proprio o come fiduciari per conto di clienti che non vogliono comparire. Ci sono anche nobili, sacerdoti, commissari giudiziari e perfino piccoli artigiani o commercianti. Sono tutti soggetti registrati dallo studio Appleby – al centro della fuga di notizie ottenute dal consorzio giornalistico Icij - come azionisti o dirigenti di società offshore. Ma nel lungo elenco, tra manager e imprenditori, spicca la qualifica “docente universitario”.
«Mi hanno chiamato oggi alcuni amici. “Sei finito sull’Espresso”, mi hanno detto. Io non ne sapevo niente» risponde il professore, specializzato in Elettrotecnica. Nella lista che mette il suo nome accanto a quelli di Bono, della Regina Elisabetta e di Lewis Hamilton, viene indicato come dirigente della “Theorema Advisors Ltd” con sede alle Bermuda.
«Non ho nessun conto all’estero» si giustifica il docente. «Sto bene così, il mio stipendio mi basta e tutti i soldi che guadagno li spendo per i miei figli. Non ho mai evaso un quattrino». Secondo la sua ricostruzione si tratta di un carica ricoperta 16 anni fa. «Nel 2001 cercavo lavoro. Ero un libero professionista. Ricordo ancora, fatturavo 30 mila euro l’anno per un guadagno netto di 1.500 euro al mese. Un amico che lavorava nella finanza mi chiese un piacere. Accettai. Ma per quella mansione non ho percepito alcun compenso». All’inizio del 2002 Michele Forzan rinuncia all’incarico e due anni dopo, nel 2004, entra come docente all’Università. Come successo in passato, non è escluso che i nomi pubblicati da
L’Espresso
vengano presi in carico dalla Guardia di Finanza per le verifiche del caso. «Non ho nulla da nascondere. Facciano i controlli dovuti anche sul mio conto».
e.ferro@mattinopadova.it
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