Profughi a Cona, muore una ragazza e scoppia la rivolta. Autopsia: "Cause naturali"

Dramma all'interno del campo. Operatori in ostaggio. La Procura della Repubblica ha saputo la notizia dalla stampa. Il Suem: "Nessun ritardo nei soccorsi". L'esame sul corpo: "Morta per trombosi massiva polmonare bilaterale. Non era salvabile"

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Giornalisti di tv e giornali nazionali con i profughi di Cona

CONA. Rivolta nel centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove alcuni profughi nella notte di ieri hanno bloccato per ore all’interno della struttura 25 operatori che si occupano dei richiedenti asilo per alcune ore. Solo l’intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma. Intorno alle 2 gli operatori sono stati fatti uscire. I richiedenti asilo ospiti del campo, circa 1.400, sono tutti all'esterno e chiedono un incontro con il prefetto per mostrargli le condizioni in cui sono costretti a vivere, definite "inumane".

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Tutto è iniziato nel pomeriggio. Una ragazza ivoriana di 25 anni Sandrine Bakayoko, ospite nell’hub per richiedenti asilo di Conetta, è stata trovata priva di sensi in un bagno del centro alle 12.30 di lunedì. Poco dopo muore, mentre viene trasportata all’ospedale di Piove di Sacco. Gli altri ospiti, in serata, sono usciti dalla base e hanno iniziato a protestare, sostenendo che i soccorsi sono arrivati in ritardo. Nella notte sono stati presi in ostaggio gli operatori e danneggiati i locali del centro profughi. Il magistrato di turno Lucia D’Alessandro ha disposto l’autopsia sulla ragazza morta in circostanze da chiarire.

L'autopsia. L'esame sul corpo della povera ragazza, eseguita su ordine della procura della Repubblica nella mattinata di martedì 3 gennaio, ha portato alla luce un caso di "tromboembolia massiva polmonare bilaterale", un caso compreso tra quelli definiti di "morte improvvisa". Secondo i medici la ragazza non avrebbe potuto essere salvata. Esclusa invece ogni ipotesi di morte dolosa o per malattia infettiva.

Liberati. Gli operatori della cooperativa Ecofficina sono stati fatti uscire poco prima delle due. Tra di loro anche due medici e un'infermiera. Si sono allontanati in auto, alcune colpite dai manifestanti. Secondo le prime dichiarazioni tutti stanno bene anche se hanno trascorso momenti di paura quando all'esterno dei loro rifugi molti migranti avevano iniziato a colpire le pareti con bastoni e spranghe. Allo scoppio della protesta si erano chiusi e barricati in alcuni container e negli uffici amministrativi della struttura.

Trattative. Nella mattinata la situazione si è andata via via calmando anche se all'interno del campo regna la confusione più totale. Metà dei richiedenti asilo sono rientrati e sono stati fatti passare i camion del cibo. Un gruppo ha chiesto un incontro con il prefetto ma non è ancora chiaro con quali modalità avverrà l'incontro: se il prefetto verrà a Cona o se una delegazione andrà a Venezia.

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«Si è sentita male in bagno». Sandrine era arrivata in Italia con il compagno lo scorso 30 agosto. Qualcuno degli ospiti del centro dice che la ragazza fosse incinta e che il malore, in qualche modo, sia collegato a questo stato non confermato ufficialmente da nessun inquirenti, che anzi smentiscono la situazione. Sta di fatto che intorno a mezzogiorno la giovane si è recata in bagno. Mezz’ora dopo, non vedendola tornare, il compagno è andato a cercarla.

Il marito. L'uomo ha chiesto a una dipendente della cooperativa che gestisce il centro di verificare se la donna non si fosse sentita male. L’inserviente, forzata la porta del bagno, ha trovato la giovane a terra accanto alla tazza del water. Era priva di sensi.

I soccorsi. Immediatamente è stato chiamato il medico che era presente nel centro che ha constatato la gravità delle condizioni della giovane e ha chiesto l’intervento del 118. Viene inviato il medico rianimatore dal pronto soccorso dell’ospedale di Piove di Sacco e l’ambulanza di Cavarzere. Arrivati sul posto i sanitari stabilizzano i parametri vitali di Sandrine e ripartono alla volta di Piove di Sacco. Purtroppo la ragazza muore durante il tragitto.

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Il Suem118: "Nessun ritardo nei soccorsi". Il Suem smentisce qualsiasi ritardo nei soccorsi della ragazza e per farlo fornisce la ricostruzione del timing dell'intervento. Ecco la ricostruzione.
 
Il timing dei soccorsi secondo il 118. Arrivo chiamata di soccorso a Suem 118: ore 12:48
Uscita ambulanza Cavarzere: 12:57
Uscita automedica Piove di Sacco con a bordo medico, infermiere professionale e autista soccorritore: ore 12:59:57
Arrivo sul posto ambulanza Cavarzere: ore 13:09
Arrivo sul posto auto medica: ore 13:15:48
Ai sanitari la Signora Sandrine appariva in arresto cardiorespiratorio, ipotermica, con trisma mandibolare.
Riscontrata asistolia. Praticato massaggio cardiaco esterno. Tentata intubazione orotracheale con successivo posizionamento di maschera laringea. Somministrata una fiala di adrenalina. Mai comparso al monitor un ritmo defibrillabile, né si è assistito alla ripresa del circolo.
Ripartenza dell’Ambulanza di Piove di Sacco con la paziente a bordo (proseguendo i tentativi rianimatori): ore 13:31:58.
Arrivo al Pronto Soccorso di Piove di Sacco e constatazione del decesso: ore 13:46:20.
Si precisa che la chiamata di soccorso è stata effettuata da una persona che parlava italiano con accento straniero e si è qualificata come “dottoressa”. Si precisa, inoltre, che la richiesta telefonica di soccorso è registrata ed è a disposizione delle autorità inquirenti.
 
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Pm all’oscuro. Incomprensioni varie fanno sì che solo nel tardo pomeriggio il magistrato di turno venga a sapere della morte della ragazza. In tanti avevano deciso che si trattava di morte per cause naturali. Una volta avvisata, la pm D’Alessandro ha chiesto ai carabinieri di compiere tutte le possibili verifiche per chiarire l’accaduto.

Sandrine Bakayoko
Sandrine Bakayoko

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La rivolta. Arrivati sul posto i militari hanno trovato una situazione difficile. Infatti la gran parte degli ospiti stava protestando all’esterno del centro di accoglienza e per aumentare il disagio avevano pure staccato la corrente elettrica. Sul posto sono intervenuti anche il comandante provinciale dei carabinieri Claudio Lunardo e il questore Angelo Sanna. La situazione è degenerata nella notte.

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Il racconto del direttore della Cooperativa. «È stato il marito a trovarla: lei era andata in bagno e non tornava. Era quasi ora di pranzo e lui è andato a cercarla». Simone Borile, direttore tecnico della cooperativa “Ed Eco” che gestisce la base di Conetta, racconta così la vicenda della morte della giovane Sandrine che si trovava a Conetta da settembre. Le donne, nel campo di accoglienza, hanno alloggi e servizi separati dai maschi. I bagni, in particolare, hanno una chiusura a chiave. Quindi il marito, quando ha trovato la porta chiusa ha capito che sua moglie era dentro e ha chiesto l'intervento del nostro personale per aprire».

Poco dopo la macabra scoperta: Sandrine era accasciata sul water, priva di sensi. «È intervenuto subito il medico del campo», continua Borile, «che ha cominciato a praticare manovre di rianimazione cardiopolmonare. Contemporaneamente abbiamo chiamato il 118 e l'ambulanza è giunta dopo un quarto d'ora». Circostanza, questa, confermata dall'Asl Euganea che ha ricevuto la chiamata alle 12.48 e ha fatto partire l'ambulanza da Cavarzere (la più vicina) e l'auto medica da Piove di Sacco (non c'era un medico a Cavarzere).

«Poi la ragazza, che non aveva dato segni di reazione durante le manovre di rianimazione praticate anche dal personale del Suem, è stata caricata in ambulanza per il trasporto a Piove ma è deceduta durante il tragitto».

Nessun problema di salute. «Sappiamo che ha fatto colazione con altre ragazze che l’hanno vista in giro nel campo nelle ore successive. Quindi non poteva esser stata male molto prima dell’ora in cui è stata trovata». Inoltre le altre visite mediche, a cui era stata sottoposta nelle strutture sanitarie pubbliche, e al campo di accoglienza, l’ultima il 2 dicembre, «non avevano evidenziato alcun problema di salute».

Resta il mistero di come la giovane possa essere morta nell’arco, probabilmente, di pochi minuti. Secondo il medico del campo «si tratta di arresto cardiaco», spiega Borile. Dal prefetto nessun commento, finché l’autopsia non chiarirà le cause di questa morte.

Terza rivolta in un anno. Le proteste di ieri non sono le prime andate in scena nell'hub di Conetta, frazione di Cona, anche se sono state le prime con un accento violento con l'utilizzo di fuochi e di minacce. Il 30 agosto scorso una cinquantina di migranti avevano manifestato in strada per protestare contro i lunghi tempi di evasione delle pratiche per le richieste di asilo. In quella occasione tuttavia si era trattato di un sit in pacifico controllato dalle forze dell'ordine. Sul posto agenti della polizia del commissariato di Chioggia e carabinieri di Chioggia oltre al sindaco di Cona Alberto Panfilio che aveva ricordato come all'inizio del mese avesse ricevuto dall'allora ministro dell'interno Alfano assicurazioni sulla diminuzione del numero di ospiti del centro di accoglienza veneziano. In precedenza, il 27 gennaio dello scorso anno un centinaio di migranti, su un totale in quel momento di 600 contro i 900 di oggi, era sceso in strada per protestare contro il livello di assistenza loro offerto nella struttura. Senza creare particolari tensioni, avevano occupato parte della strada cercando di richiamare l'attenzione sui problemi soprattutto igienico sanitari della struttura, sottolineando il fatto di essere in troppi rispetto alla capacità di accoglienza della ex base

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