Profumo restituisce al Bo le tre scuole di medicina

Cardiochirurgia, Reumatologia e Dermatologia tornano in città dopo la scippo di Verona. Il ricorso vinto contro il Miur ha spalancato la porta alla clamorosa decisione del Governo
CARRAI - INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO. MINISTRO FRANCESCO PROFUMO
CARRAI - INAUGURAZIONE ANNO ACCADEMICO. MINISTRO FRANCESCO PROFUMO

PADOVA. Vittoria. Piena, su tutta la linea, ratificata dal ministero dell’Università e della Ricerca. Dopo il triplice scippo subito dal Bo lo scorso anno, quello schiaffo alla facoltà medica piazzato a cinque dita dall’ateneo di Verona, Padova ha ottenuto la sua rivincita: le tre scuole di specializzazione in Cardiochirurgia, Reumatologia e Dermatologia sono state restituite alla città. E per Reumatologia la vittoria è doppia: sarà Verona ad essere aggregata a Padova. Lo ha stabilito il ministro Francesco Profumo, con il titolare del dicastero della Sanità Renato Balduzzi. La «battaglia di civiltà» dell’Università, capitanata dal rettore Giuseppe Zaccaria, della politica, che ha schierato un esercito di parlamentari e delle istituzioni cittadine, ha sortito effetto. Lo scorso anno Mariastella Gelmini e Ferruccio Fazio avevano tolto al Bo la sede di tre scuole mediche di specialità: “decapitate”, erano state ridotte a strutture aggregate all’ateneo di Verona del rettore-medico Alessandro Mazzucco, pure membro della commissione ministeriale che doveva distribuire quelle che in gergo si chiamano “borse”.

Lo scippo. Padova, orfana delle scuole, aveva gridato allo scandalo: la facoltà medica prima in Italia era stata declassata al ruolo di comprimaria. Una ferita all’orgoglio, ma anche un dramma per la formazione dei futuri medici, costretti alla migrazione a Verona per diventare reumatologi, cardiochirurghi, dermatologi. I docenti ne avevano fatto immediatamente una questione di formazione, non di campanile: conti alla mano, al Bo si fa più ricerca e più assistenza. La facoltà poi sforna il doppio dei laureati. Ridurre i posti per le scuole di specialità avrebbe dimezzato le possibilità di accesso alla professione per i padovani, che avrebbero poi avuto una formazione di qualità inferiore.

La battaglia. L’annuncio dello scippo è stato dato un anno fa, il 10 aprile 2011, nell’aula magna del Bo, dal numero uno della Cardiochirurgia padovana Gino Gerosa. Parole che hanno fatto esplodere una guerra, prima contro Verona, poi contro il ministero dell’Università. In quell’occasione Padova si è mobilitata, guidata dal magnifico rettore Giuseppe Zaccaria. Una battaglia istituzionale, combattuta sul fronte politico ed accademico. Padova era riuscita a strappare una borsa in più per Cardiochirurgia: lo scontro con Verona si era concluso con una vittoria di Pirro, due borse a testa, ma la sede fissa nell’ateneo scaligero.

Il ricorso. Se il Bo ha combattuto, un suo docente ha fatto di più: Leonardo Punzi, numero uno della Reumatologia, ha portato il Miur davanti al Tar. Ed ha vinto. Il tribunale amministrativo regionale ha riconosciuto che la Reumatologia padovana ha i numeri per essere sede della scuola: svolge più attività di ricerca ed assistenziale rispetto a Verona.

La vittoria. Ieri sul sito del ministero è apparso il decreto di assegnazione delle borse alle scuole di specialità. Con un colpo di spugna sono stati cancellati gli squilibri dello scorso anno. Cardiochirurgia, Dermatologia e Reumatologia hanno ancora la propria sede ed i relativi contratti». «Dopo tante battaglie, viene restituito a questa scuola di eccellenza quanto era stato ingiustamente tolto negli anni scorsi. Si tratta di un enorme risultato che premia gli sforzi dell'intera città di Padova». È il commento del consigliere regionale del Pd Claudio Sinigaglia: « È la giusta, sacrosanta riabilitazione di una realtà che a livello nazionale ha segnato pagine fondamentali della ricerca e del progresso scientifico in ambito medico».

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