Protesi all’anca difettose, allarme tra i pazienti operati

L’azienda produttrice le ha ritirate dal mercato, l’Usl 17 richiama chi ha subito l’intervento per controlli: sono a rischio infezioni. Sos al Tribunale per i diritti del malato

MONSELICE. È allarme tra quanti hanno subito, tra i sei e i due anni fa, l’impianto di protesi all’anca con il rivestimento modello Asr prodotte dalla multinazionale statunitense DePuy del gruppo Johnson&Johnson. L’Usl 17 di Monselice e il Policlinico di Abano hanno inviato una lettera ai pazienti operati, invitandoli a sottoporsi alla visita di controllo e a una serie di esami tutti a carico dell’azienda produttrice che, il 24 agosto 2010, aveva ritirato dal mercato mondiale quei dispositivi.

Almeno una decina di pazienti si sono rivolti al Tribunale dei diritti del malato di Padova che, con i legali di fiducia (gli avvocati Manuela Da Ruos, Simonetta Maria Pastorello e Carlo Mursia), ha chiarito i motivi dell’inatteso richiamo. Ci sono rischi di infezioni, disallineamento e scollamento delle componenti protesiche, frattura dell’osso, dolore. In più (ed è causa di maggiori preoccupazioni), le protesi DePuy modello Asr rilasciano nel tempo ioni di cromo e cobalto, metalli che oltre una determinata soglia possono intossicare il sangue e danneggiare tessuti molli e organi come il fegato, causando talvolta problemi neurologici. Più edulcorata la versione ufficiale, visto che la nota dei due enti sanitari non fa alcun riferimento a quegli effetti sulla salute e si limita a insistere sulla necessità di controlli post-operatori, i follow up. Il dottor Alvise Marton, responsabile dell’Unità aponense di ortopedia, sottolinea: «DePuy ha osservato che alcuni pazienti portatori dell’impianto... hanno presentato problemi che richiedono ulteriori valutazioni e potenziali trattamenti aggiuntivi...».

La lettera inviata dall’Usl monselicense, sottoscritta dal direttore sanitario Ennio Cardone, rileva che «pur in assenza di sintomi dolorosi è opportuno sottoporsi a periodiche visite», rammentando ai portatori delle artoprotesi DePuy di fissare un appuntamento «per visite, radiografie ed esami in totale esenzione di spesa». Molto espliciti, invece, i legali Da Ruos, Pastorello e Mursia del Tribunale dei diritti del malato, che stanno lavorando sul caso. «Un paziente ci ha inoltrato la prima segnalazione a febbraio: era stato sottoposto per due volte a una “pulizia” dell’anca a causa di un’infezione provocata dalla protesi DePuy. Poi ha deciso di rivolgersi all’Azienda ospedaliera padovana per la sostituzione della protesi. Fino a oggi sono una decina i portatori di quei dispositivi che si sono rivolti a noi, ma aspettiamo di raccogliere altre segnalazioni. Faremo un esposto-denuncia alla procura della Repubblica e ci prepariamo ad avviare una causa per il risarcimento dei danni che, al momento, non sono quantificabili».

Ancora sconosciuti gli effetti a medio-lungo termine delle protesi Asr De Puy. «Nel sangue di alcuni portatori di protesi sono stati registrati alti livelli di cromo e cobalto, tanto che gli ospedali di Monselice e Abano hanno attrezzato uno sportello apposito, inserendo in lista d’attesa i pazienti per tutti i controlli necessari e per l’eventuale sostituzione della protesi» mettono in luce i legali, «Naturalmente in cima alla lista c’è chi ha problemi fisici come senso di stanchezza, dolori enormi che impongono l’assunzione di antidolorifici e valori squilibrati degli esami del sangue» spiegano gli avvocati del Tribunale, «Tuttavia c’è pure un paziente che vorrebbe rioperarsi subito ma è stato invitato a effettuare nuovi controlli fra quattro mesi perché nel suo sangue i metalli tossici non hanno ancora superato la soglia di guardia: lui è preoccupato e dice “Devo aspettare di ammalarmi?”»

Dall’Usl 17 uno scarno commento: «Stiamo facendo tutto il necessario per tutelare i pazienti, seguendo le linee guida».

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