Pubblicità irregolare Il centro dentistico rischia di chiudere
Un’inserzione destinata a pubblicizzare l’attività dello studio odontoiatrico pubblicata dalla stampa senza l’indicazione del nominativo del direttore sanitario. È scattata la segnalazione. E il Comune di Monselice ha ordinato la sospensione dell’attività per sei mesi all’ambulatorio Palladio che, subito, è ricorso al Tar. I giudici amministrativi (primo grado), bocciando quel ricorso, hanno confermato la chiusura semestrale con una sentenza che, ora, sarà impugnata al Consiglio di Stato, ultimo grado di giudizio nell’ambito della giustizia amministrativa. La querelle va avanti e il Palladio continua a lavorare. Ma c’è preoccupazione. Non è che la chiusura sia stata disposta per una cattiva gestione, per carenze igienico sanitarie o altre motivazioni di “merito”. Tutt’altro. Solo l’omissione in un messaggio pubblicitario del nominativo del responsabile sanitario.
Il paradosso
«I dentisti e le strutture odontoiatriche croate fanno pubblicità in Italia senza indicare nulla... E noi rischiamo di chiudere a causa dell’interpretazione di una norma» ammette con amarezza il dottor Claudio Bovo, titolare del poliambulatorio e direttore sanitario, «Ho 5 dipendenti e oltre una decina di collaboratori tra medici e odontotecnici che ruotano intorno all’attività dello studio. Se costretto a sei mesi di sospensione, dovrò per forza sospendere tutti».
Il 7 gennaio scorso il Comune emana un provvedimento che sospende per sei mesi l’attività del Palladio.
La vicenda
Era arrivata una segnalazione dall’Ordine dei medici e Odontoiatri di Padova che, a loro volta nel 2018, avevano ricevuto un esposto su quella pubblicità del Palladio. Questioni di concorrenza? Può darsi. Sta di fatto che la macchina burocratica si mette in moto e scatta la procedura sanzionatoria.
Certo è che il braccio di ferro continuerà davanti ai giudici del Consiglio di Stato. La vecchia legge Volponi del 1992, che puntava a contrastare l’abusivismo in campo medico, prevedeva l’indicazione del responsabile e direttore sanitario in caso di pubblicità da parte di strutture mediche - odontoiatriche. Questa disciplina, tuttavia, era stata considerata superata dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni che ha recepito la direttiva europea nota come Bolkestein.
Tuttavia nel 2018 una sentenza del Consiglio di Stato ha chiarito che, in ogni caso, quella regola che impone l’indicazione del direttore sanitario non va considerata abrogata dalla riforma sulle liberalizzazioni. Riforma che ha riguardato anche la pubblicizzazione delle attività professionali.
Il Tar
Nel loro provvedimento i giudici del Tar Veneto hanno rammentato la sentenza del Consiglio di Stato, spiegando che era stata pubblicata l’8 giugno 2018. E che la pubblicità del Palladio era stata diffusa sulla stampa il 22 giugno.
«Il ricorrente avrebbe dovuto essere a conoscenza dell’orientamento giurisprudenziale e avrebbe potuto chiedere una modifica del messaggio» scrivono. E osservano che non è solo questione di forma, «è strumentale alla tutela del diritto alla salute degli utenti».
Il dottor Bovo commenta: «Mi sembra assurdo. Dobbiamo anche essere dei giuristi? Tra l’altro nella pubblicità c’erano i QR code tramite i quali con il cellulare si può accedere gratuitamente al sito dell’ambulatorio, visitabile pure online. E nel sito ci sono tutte le informazioni come, del resto, all’ingresso del mio studio e nella sala d’attesa dove ho esposto i miei titoli professionali. Non ho parole: con questa sentenza si rischia di distruggere un’attività economica». Tutta colpa di un nominativo mancante. —
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