Pusher nei bagni della Basilica del Santo
PADOVA. Quattro nordafricani confabulano accovacciati accanto alla ringhiera d’acciaio della rampa, mentre poco distante due clochard dormono su un muretto in cemento. I pellegrini attraversano il chiostro del Santo in gruppo facendo finta di non vedere, mentre alcuni fedeli padovani proprio non ci riescono. Storcono il naso e qualcuno scatta anche le foto. Quelle foto sono state poi inviate alla redazione del mattino di Padova con relativo carico di indignazione. «Conosciamo bene il problema, purtroppo i bagni pubblici che teniamo aperti nel chiostro Luca Belludi attirano gente di tutti i tipi» conferma il rettore della Basilica del Santo Oliviero Svanera.
Lo chiamano “degrado”. Sono situazioni che esistono ma che nessuno vorrebbe vedere. Spaccio di droga, gente che vive per strada, immigrati, ubriaconi, mendicanti. Esistono ma nessuno li vuole davanti agli occhi. La mappa della città di Padova è crivellata di puntine: la stazione, la Stanga, il Portello, il Ghetto, le piazze. Il “degrado” è una massa che si sposta di volta in volta da una zona all’altra con proteste a intensità variabile. «Tutto si può accettare ma il Santo no», ripete l’autore delle foto, padovano doc. Mercoledì pomeriggio aveva bisogno di un momento di raccoglimento. Dopo le preghiere in chiesa si è fatto una passeggiata nel chiostro e quasi non credeva ai suoi occhi. «Quattro nordafricani confabulavano accovacciati, vicino all’ingresso dei bagni. Sono le scene che si vedono in stazione o in piazza delle Erbe ma nella Basilica del Santo non si può tollerare».
Ultimamente poi ha ripreso vigore la voce secondo cui la Basilica del Santo, essendo territorio Vaticano, sarebbe una specie di zona franca dove nemmeno le forze dell’ordine possono entrare. Il rettore Svanera prova a fare un po’ di ordine. «Siamo in Italia, quindi l’extraterritorialità è una leggenda metropolitana. Qui le forze dell’ordine possono entrare eccome».
Discorso diverso, invece, quello del bivacco dei nordafricani. «Teniamo i bagni aperti per i pellegrini e, purtroppo, c’è chi li usa per altri scopi. C’è un problema di controllo. Abbiamo parlato con i carabinieri e anche con la polizia ma non si possono vedere ronde ogni giorno qua dentro. Certo è un disagio per tutti e non nascondo che c’è anche un po’ di preoccupazione. Il problema è noto, dobbiamo solo cercare di capire come risolverlo».
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