Quarant’anni fa il disastro di Fontaniva: i ferrovieri non dimenticano

FONTANIVA. Una corona d’alloro sul muro della casetta dei ferrovieri di Vicenza ricorda che sono passati 40 anni dal disastro di Fontaniva: il 7 agosto 1974, La Freccia delle Dolomiti entrò in...
Foto Ferrari per Poletto, il monumento a ricordo dei macchinisti morti nel disastro ferroviario di Fontaniva. per Poletto
Foto Ferrari per Poletto, il monumento a ricordo dei macchinisti morti nel disastro ferroviario di Fontaniva. per Poletto

FONTANIVA. Una corona d’alloro sul muro della casetta dei ferrovieri di Vicenza ricorda che sono passati 40 anni dal disastro di Fontaniva: il 7 agosto 1974, La Freccia delle Dolomiti entrò in collisione con un autotreno. Tra i 5 morti, i ferrovieri vicentini Florio Candian, 49 anni, Gerardo Guglielmi, 23, e il capotreno bresciano Fausto Nicelli. Il macchinista Gino Mina, assieme a Leonardo Finco e Antonio Mignoni, ha curato quest’anno una piccola rassegna di articoli sul disatro di cui inizialmente fu incolpato il casellante Rino Fiorito, poi assolto. Sul convoglio, partito alle 13.45 dalla stazione centrale di Milano e atteso alle 19 a Calalzo (Bl), c’erano 250 passeggeri. La tragedia alle 16,20, al passaggio a livello Da Manfio in centro a Fontaniva, chiamato così per il bar vicino alle sbarre, uno dei 22 attraversamenti tra Vicenza e Carmignano. Pierino Lazzaro, con il camion carico di ghiaia, vede le sbarre alzate e passa: mentre attraversa i binari si vede piombare da destra il treno a 120 all’ora. Accelera: il rimorchio non passa. Dopo il boato, divampa un incendio mentre il locomotore trascina via il rimorchio per 200 metri. Un vagone esce dai binari. La prima carrozza è completamente invasa dalla ghiaia. Tre alpini di Chiampo (Bruno Dalla Benetta, Lorenzo Nardi e Mariano Zonato) e uno di Vicenza (Andrea Mosele) resteranno intossicati dalle esalazioni. La folla che si raduna è impressionante, il traffico sulla Postumia va in tilt. Sirene, soccorsi, gemiti, lacrime. E poi il silenzio. Quei passaggi oggi non ci sono quasi più e a Fontaniva restano un monumento e una lapide a memoria della tragedia.

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