Quasi un quarto delle case di Giarre non sono abitate

Il Comitato lancia l’allarme: «Non servono nuovi alloggi» Il sindaco Claudio: «Scontiamo gli errori dell’era Ponchio»
Di Federico Franchin
BACCARIN CASE INVENDUTE GIARRE
BACCARIN CASE INVENDUTE GIARRE

ABANO TERME. Sono circa 180 le case vuote nella frazione di Giarre. Un numero considerevole fornito dal Comitato Giarre, che comprende nuove costruzioni invendute, decine di casa degli anni ’50 e ’60 disabitate e anche qualche rudere. A Giarre il Comitato calcola che le case abitate siano circa 600. Facendo la proporzione, sta a significare che un quarto degli alloggi non è stato venduto. «Per decenni si è costruito troppo e in modo sparso, senza un progetto di quartiere-comunità», dicono gli iscritti al Comitato Giarre, «ora paghiamo le conseguenze delle scelte sbagliate di tutte le passate amministrazioni, perché sarà più difficile e costoso garantire al quartiere i servizi di base e la qualità della vita. Si sta completando la famosa lottizzazione tra via Roveri e via Podrecca. Un’area sulla quale l’ex sindaco Ponchio ha tolto i vecchi vincoli, dando così il via alla costruzione di una serie di abitazioni che non servono».

«Ponchio ha fatto costruire più di 100 appartamenti, che in campagna non hanno senso», aggiunge il sindaco Luca Claudio, «è stato un grave errore urbanistico. In una realtà rurale gli appartamenti c’entrano poco. Si è sparso cemento senza ottenere in cambio nemmeno una saletta per le riunioni del Comitato o un ambulatorio». La via con il maggior numero di case invendute e sfitte è via Giarre (da via Roveri ai Bernini) dove sono ben 34 gli alloggi in attesa di padrone. Significativo anche il dato di via Delle Acacie, con 27 case vuote. Le uniche vie nelle quali non ci sono alloggi invenduti sono vicolo Giarre, via Olmi, e via Lungo Argine. «Il piano di assetto del territorio (Pat) che il Comune intende approvare entro il 2013 è un’occasione per chi vive nel quartiere», dicono senza mezzi termini dal Comitato Giarre, «possiamo immaginare il quartiere fra 15 o 20 anni, per i bambini che nel 2030 saranno adulti, possiamo chiedere con forza all’amministrazione che questo concetto sia scritto nel Pat. «La nostra amministrazione non ha aggiunto un metro cubo di cemento», dice Claudio, «ci stiamo portando dietro le responsabilità del passato».

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