«Quattro operazioni sbagliate, chiedo giustizia per mio figlio»
PADOVA. «Chi ha sbagliato deve prendersi le proprie responsabilità. Si tratta della vita di un bambino». Parla così Andrea Ferrari, papà di Erik, 7 anni, una cardiopatia congenita dalla nascita, quattro interventi chirurgici alle spalle e un altro già fissato tra pochi mesi. «Alludo all’ospedale di Padova, che non solo ha utilizzato mio figlio come cavia per l’utilizzo di un nuovo materiale, il CorMatrix, senza che nel consenso informato fossero illustrati i rischi, ma che ha pure sbagliato l’operazione d’innesto del pacemaker, portando Erik vicino alla morte».
Partiamo dall’inizio. Erik, che oggi vive insieme alla sua famiglia a Stienta in provincia di Rovigo, nasce nel 2010 con una grave patologia al cuore denominata Tetralogia di Fallot. «I medici a Rovigo e a Bologna ci hanno subito detto sarebbero state necessarie due operazione al cuore. Ci hanno indirizzato a Padova, dove invece ci hanno riferito che loro con una sola operazione avrebbero risolto il problema. Ci è stato sottoposto un consenso informato dove alla domanda “C’è qualche rischio? ”, la risposta era “No”. E poi era sottolineata la possibilità di ristabilire la funzionalità cardiaca di Erik».
Dunque consenso e operazione a dicembre 2010. «Dalla sala operatoria esce con un pacemaker esterno, ci dicono dovuto a una complicazione sorta durante l’intervento». Dopo un periodo di degenza e di cure, Erik torna a casa, ma in nemmeno un mese il cuore comincia di nuovo a non funzionare bene. «Inviamo tutti gli esami a Padova, dove ci dicono che avrebbero dovuto impiantare un pacemaker e a febbraio, d’urgenza, viene sottoposto al nuovo intervento».
Tutto fila liscio, almeno apparentemente fino al 2013 quando il piccolo ricomincia a stare male. «Era sempre stanco, non faceva le scale, non correva, durante i pasti aveva dolori addominali lancinanti, che solo successivamente scopriremo trattarsi di ischemie addominali dovute al malfunzionamento del cuore». Inizia un serie di visite, ricoveri, tarature del pacemaker per evitare aritmie, terapie, ma Erik sta sempre peggio.
«A quel punto, scoraggiati, ci rivolgiamo all’ospedale di Firenze: ci dicono che il pacemaker non funziona bene e d’urgenza ci mandano al Bambin Gesù di Roma». Il bambino viene ricoverato in terapia intensiva, il cuore non batte a sufficienza e rischia di morire. Lo operano di nuovo. «È stato il momento più brutto della mia vita», spiega il papà. Poi il sollievo. L’intervento è riuscito. «Ricordo le parole del chirurgo: “Abbiamo tolto tutto quel casino”, riferendosi al CorMatrix utilizzato in via sperimentale e al pacemaker posizionato in un punto sbagliato».
In seguito a questa operazione Erik è stato sottoposto a un’altra, sempre a Roma, e ora si dovrà sottoporre a una terza, senza contare gli oltre dieci farmaci che ogni giorno deve prendere per sopravvivere. «Ad oggi è un bambino normale, felice, va a scuola e nonostante tutto vive bene. Vogliamo che chi ha sbagliato, e cioè l’ospedale di Padova, ammetta i propri errori».
Inoltre tutto questa situazione sta pesando enormemente a livello economico alla famiglia Ferrari: «Mia moglie è stata licenziata dopo diverse aspettative prese per seguire nostro figlio. Io faccio il consulente informatico. Ci siamo indebitati per centinaia di migliaia di euro in questi anni per poter curare nostro figlio e ancora oggi sosteniamo le spese dei continui viaggi a Roma». Anche per questo sarebbe importante l’ammissione di responsabilità dell’ospedale. «L’assicurazione in questo caso pagherebbe e noi potremmo continuare a curare Erik serenamente. Invece qualche settimana fa ci hanno ribadito che non ci riconoscono nulla e che non si ritengono responsabili. Ma io sono stanco, voglio giustizia per Erik». Il nome della pagina creata su facebook.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova