Quei quattro ragazzi che cinquant'anni fa fondarono la Marsilio

A sinistra Cesare De Michelis e a destra suo figlio Luca, 42 anni da qualche mese nuovo ad della Marsilio
A sinistra Cesare De Michelis e a destra suo figlio Luca, 42 anni da qualche mese nuovo ad della Marsilio
Era il febbraio del 1961, l'anno dopo la rivolta contro il governo Tambroni, e l'Italia sembrava andare verso una stagione nuova: si parlava di centrosinistra, l'atmosfera cambiava. Loro erano neolaureati dell'Università di Padova.  C'era chi aveva un minimo di esperienza di editoria, come Giulio Felisari, che era socio di una piccola tipografia. C'era chi si occupava di cinema come Giorgio Tinazzi, chi di architettura come Paolo Ceccarelli, chi di diritto e filosofia come Toni Negri. Sentivano che l'editoria italiana era asfittica. Con grande incoscienza decisero di fondare, a Padova, una casa editrice, intitolandola ad un «figlio del diavolo» come Marsilio da Padova. E' nata così, cinquanta anni fa, la Marsilio e nessuno fra i fondatori o chi lavorava vicino a loro come Sabino Acquaviva o Cesare De Michelis, pensava probabilmente che l'avventura sarebbe durata così a lungo. In origine l'idea era quella di emulare case editrici di saggistica come «Il Mulino» o la «Boringhieri» nate pochi anni prima. E quindi via coi saggi di architettura, di cinema, di sociologia, di filosofia. Traduzioni di opere di maestri stranieri, ma anche pubblicazioni di studiosi italiani che avevano allora trent'anni. Cesare De Michelis, che aveva cominciato a lavorare con la nuova casa editrice nel 1962, a diciannove anni, occupandosi dell'ufficio stampa, ama ricordare che non c'era neppure da lavorare per tutti, visto che si riuscivano a pubblicare solo una decina di libri all'anno.  Nel 1965 la prima svolta. Escono alcuni dei soci fondatori, ne entrano altri. Gianni De Michelis prende la guida della casa editrice. Nel 1969, però, decide di occuparsi di politica a tempo pieno e propone al fratello Cesare di prendere il suo posto. Intanto è arrivato il 1968, l'Università, che era la culla della Marsilio, esplode e la Casa editrice deve cambiare. La svolta è aziendalista. Non più casa editrice a perdere, culla di intellettuali, ma operazione economica in grado di auto sostenersi. De Michelis apre alla pubblicazione di romanzi e dopo aver trasferito la casa editrice a Venezia comincia a tessere rapporti con le grandi istituzioni venete, dalla Biennale alla Fondazione Cini, al Comune di Venezia. L'operazione è importante culturalmente ma anche economicamente. Arrivano i primi successi editoriali, con Carla Cerati che si aggiudica un Campiello, ma alla fine del decennio De Michelis sembra scegliere anche lui la politica, diventando assessore. A reggere le sorti è la moglie, Emanuela Bassetti, che supera una prima crisi e rilancia. Aumentano i libri pubblicati, che raggiungono il centinaio all'anno ed aumentano i fatturati: in dieci anni da 1 a 12 miliardi.  La Marsilio è diventata una casa editrice ormai di medie dimensioni ed ha al suo attivo successi insperati, come il Fotopiano di Venezia. Alcuni cataloghi, come quello della grande Mostra su Tiziano, arrivano a vendere 100 mila copie. I maligni dicono che la crescita è parallela all'esplosione politica di Gianni De Michelis, ma se anche questo fosse vero la Marsilio paga nel decennio successivo. Cesare De Michelis ricorda gli anni novanta come un incubo. Banche che congelano i mutui, contratti bloccati. La casa editrice si salva per l'intervento economico di amici come i Coin, i Bassetti, Carlo Caracciolo e Cacciari. Ma anche perché mette a segno qualche buon colpo, con De Michelis che si conferma talent scout. Scopre la Tamaro e la Mazzantini, anche se poi diventeranno altrove autrici di bestseller. Nel 2000 la vendita della maggioranza delle quote alla Rizzoli. Una scelta obbligata - secondo Cesare De Michelis - sia per ripianare le perdite degli anni novanta, sia per rilanciare la casa editrice. La testa però rimane a Venezia, De Michelis continua a guidarla e si ricomincia crescere.  Ma è negli ultimi 4 anni che cambia di nuovo tutto. La casa editrice intuisce l'evoluzione del mercato. Con largo anticipo su tutti lavora sui giovani scrittori e sui gialli scandinavi, coltiva la passione per i libelli politici che tornano di moda.  Poi, a completare tutto, arriva Stieg Larsson. Il fatturato esplode. In un solo anno passa da 8 a 22 miloni di euro, poi si assesta sui 14 nel 2010, diventando la settima casa editrice italiana. Nel frattempo entra un'altra generazione di De Michelis. Prima il nipote Jacopo, responsabile del settore della narrativa. Poi Luca, figlio di Cesare, che dopo una carriera da manager finanziario tra Londra e Milano, a 42 anni ha deciso di dedicarsi all'azienda di famiglia diventandone, da pochi mesi, amministratore delegato.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova