Radioterapia, Iov senza spazio Scatta il trasloco a Schiavonia

Siparietto politico-sanitario. La location è l’aula Morgagni del Policlinico, affollata da medici universitari e ospedalieri per l’incontro con i candidati alla presidenza regionale. Santo Davide Ferrara, il direttore di Medicina legale che coordina il dibattito, dà la parola al governatore uscente Luca Zaia che esordisce: «Quando siamo arrivati in Regione, cinque anni fa, nel Veneto non avevamo neppure un tomografo, giusto dottor Conte?». Franco Conte, il direttore di Oncologia medica allo Iov, annuisce e poi aggiunge: «Verissimo presidente ma se è per questo non ce l’abbiamo neanche adesso». Risate in aula, Zaia corruga le ciglia: i conti non gli tornano e chiede spiegazioni. Così la verità viene a galla.
La Regione ha effettivamente acquistato due tomografi di ultima generazione destinati all’Istituto oncologico veneto e all’Azienda ospedaliera di Verona; si tratta di apparecchiature costose (2,5 milioni di euro ciascuna, già saldati) che richiedono un ampio spazio di manovra perché l’emissione dei protoni benefici avviene con rotazione di 360° intorno al paziente. Al punto che nel reparto di radioterapia dello Iov non esiste un luogo capace di accoglierla. I preventivi su costi e tempi necessari a ristrutturare una sala nell’attuale, vecchia, sede sono apparsi proibitivi, così il direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan - in veste di commissario straordinario dello Iov - ha preso una decisione: autorizzerà la costruzione di due bunker radioterapici «a misura di tomografo» nel nuovo ospedale di Schiavonia e ne affiderà la gestione al personale dell’Istituto, così da rendere operativa l’apparecchiatura nel più breve tempo possibile. Una soluzione provvisoria, in attesa del trasloco dello Iov in una sede più ampia e moderna promesso da Zaia, che tuttavia garantirà - in tempi ragionevoli, si spera - l’erogazione di una prestazione indispensabile per un sistema sanitario, quello veneto, che ambisce a mantenere posizioni d’avanguardia.
Quando il nuovo strumento entrerà in funzione lo Iov potrà contare su un’abbinata diagnostica-terapeutica di grande efficacia: perché a Padova, da tempo, è attiva la Pet, tomografia per emissione di positroni dotata di una risoluzione spaziale molto elevata e uniforme su tutto il campo esplorato; grazie ad un aggiornamento dei programmi di ricostruzione delle immagini, la Pet consente di rilevare lesioni neoplastiche più piccole rispetto al passato - nell’ordine di due millimetri - anche in sedi che spesso risultano difficili da interpretare, come l’addome o il testa/collo, specie dopo trattamenti chirurgici. «Ciò», spiegano gli oncologi «si traduce nella migliore definizione dell’estensione del tumore e in una diagnosi ancora più precoce di eventuali ricomparse della malattia al fine di una terapia più efficace e personalizzata».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova