Ragazzo di colore offeso alla partita delle giovanili

PADOVA. “Negro” è il nome del bastone con cui per ben tre volte è stato colpito un ragazzino di 14 anni, durante una partita della categoria Giovanissimi Regionali. La sfida tra Sacra Famiglia e Virtus Agredo (nata dall’unione tra Asd Campetra, Us San Domenico Savio e Unione Loreggiana) ci restituisce una storia di sport che gira al contrario. Con undici ragazzi che vincono, undici che perdono e uno umiliato e mortificato. Alla terza provocazione di fila, un calcio sotto la cintura, il giovane in questione ha perso le staffe. Ha rincorso il provocatore per mezzo campo sportivo, rendendosi quindi autore di un fallo di reazione. Cartellino rosso. «Di tutto ciò che è successo prima non c’è traccia nel referto perché l’arbitro non ha visto né sentito nulla, se non la reazione del ragazzo», dice sconsolato mister Domenico Esposito.
Ci sono situazioni in cui il calcio dà il peggio di sé. Purtroppo quello giovanile non fa eccezione. Spesso si sente di genitori che inveiscono dagli spalti incitando i figli a randellare, abituandoli così alla figura del padre-ultrà. La speranza è che le nuove generazioni siano sempre migliori delle precedenti. Stavolta la cronaca di una partita da “domenica mattina” dimostra purtroppo l’esatto contrario, con il pregiudizio e la discriminazione che si annidano nella testa di chi dovrebbe rendere questo mondo un po’ migliore.
Ragazzini di 14 anni contro ragazzini di 14 anni. Questo sono le partite della categoria Giovanissimi. «È la prima volta che ci succede» ammette Esposito, l’allenatore del Sacra Famiglia. «C’era un ragazzino dell’Agredo che ha preso di mira il nostro attaccante, di origini nigeriane. Gli ha detto “zitto negro” due volte e lui non ha mai reagito perché è uno mite. A un certo punto però, approfittando del fatto che l’arbitro si era girato, gli ha sferrato un pugno sotto la cintura». Le offese aveva deciso di non badarle ma con il pugno è esploso. Ha rincorso l’avversario che l’aveva colpito nel tentativo di farsi giustizia. «Sono riuscito a intervenire e dividerli prima che venissero a contatto» racconta Esposito. «Poi è arrivato l’arbitro e l’ha espulso: un cartellino rosso che gli farà saltare i prossimi due turni».
C’è sconcerto tra i genitori della Sacra Famiglia. Si fa tanto lavoro per favorire l’integrazione e poi bastano due offese in campo per far scendere le lacrime a un adolescente nel fiore della vita.
«Io non ero presente, domani chiamerò l’allenatore e mi farò spiegare» minimizza Mario Beghin, responsabile. Domani, quindi. Come se fosse un problema da poco, un particolare marginale, come se un’offesa del genere a un coetaneo durante una partita di calcio non fosse argomento da trattare tutti insieme già nel dopo partita.
Mamma e papà del quattordicenne di colore non ne sapevano nulla, il loro figlio aveva deciso di tacere. Sono stati avvisati però dagli altri genitori che, dispiaciuti, hanno iniziato a telefonare. Ora stanno decidendo come procedere, perché i testimoni ci sono e sono pronti a raccontare.
Nota a margine, la partita è finita 3 a 1 per la Sacra Famiglia e il ragazzino offeso ha pure fatto gol.
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