«Rapimento a scopo di terrorismo», su questo indaga la Procura di Roma

PADOVA.
Dopo 35 giorni dall’ultimo contatto con l’Italia per l’architetto di Vigonza Luca Tacchetto e l’amica canadese Edith Blais si profila l’ipotesi del sequestro di persona. È molto più di una supposizione, in realtà, quella che filtra grazie a un corto circuito nella diplomazia triangolare tra Italia, Canada e Burkina Faso. La notizia la dà il premier canadese Justin Trudeau: «Edith è viva». La Farnesina non smentisce, anzi sottolinea l’importanza della fase in atto. E la procura di Roma procede per il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo, cambiando il fascicolo senza indagati e ipotesi di reato aperto in un primo momento. Il titolare dell’indagine è Sergio Colaiocco, lo stesso magistrato che ha indagato sulla scomparsa e sul delitto del ricercatore friulano Giulio Regeni. Per i due giovani sarebbe stato chiesto anche un riscatto e al momento sono in corso tutte le verifiche sull’attendibilità di chi ha contattato le autorità di Roma e Ottawa per trattare il rilascio.
«È un sequestro»
Dunque dopo oltre un mese di silenzi apparenti il caso che ruota attorno alla scomparsa dei due giovani partiti il 20 novembre scorso da Vigonza per il viaggio della vita si rivela in tutta la sua complessità. La difficoltà dei rapporti diplomatici tenuti dall’Italia aumenta anche a causa dell’instabilità politica che sta vivendo quel Paese. Proprio ieri il premier del Burkina Faso, Paul Kaba Thieba, e il suo governo hanno rassegnato le dimissioni. Questa zona dell’Africa occidentale martoriata dagli attacchi terroristici di stampo jihadista ora si ritrova anche senza una guida. È in questo articolato scacchiere che va inquadrato l’ipotetico sequestro di Luca e Edith. Nunzio Tacchetto, padre dell’architetto trentenne, parla di “rapimento per fini politici o economici”. E forse ora si spiega anche il suo atteggiamento in questo lungo mese di attesa.
le strategie
La sua scelta di rimanere a Vigonza a seguire gli sviluppi a 6 mila chilometri di distanza, tanto per cominciare. Il culto del massimo riserbo. La linea del silenzio predicata fin dal primo momento. Un crescendo di muri alzati, fino alla richiesta di annullare l’iniziativa pensata da Padova e Verona per il derby veneto, con la scritta sulle maglie “Luca e Edith, Padova vi aspetta”. E poi quel sentimento di fiducia, anche quando i giorni passavano e le notizie non arrivavano. L’ipotesi del rapimento e della trattativa che potrebbe essere già avviata per la liberazione da ieri dà un senso a quelle che, fino a questo momento, erano state catalogate banalmente come stranezze. I familiari di ogni scomparso hanno generalmente l’interesse a creare un “caso” con la speranza di favorire le ricerche. Per Luca e Edith non è stato così. Scompaiono dai radar dei familiari il 15 dicembre. La denuncia viene formalizzata il 24 dicembre. La notizia diventa pubblica il 4 gennaio. Forse non da ieri i familiari, in costante contatto con la Farnesina, sanno che potrebbe trattarsi di un sequestro di persona.
destini diversi
Se le parole hanno un peso, e quelle di un premier certamente ce l’hanno, non si può ignorare un altro scenario che si potrebbe aprire a questo punto. Trudeau parla di Edith viva ma non di Luca. I due ragazzi, dopo aver percorso 9 mila chilometri tra Francia, Spagna, Marocco e Africa, potrebbero dunque essere stati divisi proprio nel momento del rapimento. È un’interpretazione, nulla di più, ma non può mancare in questo orizzonte così incerto. Sempre sull’uscita di Trudeau, fonti italiane sostengono che potrebbe essere stato un tentativo di smuovere le acque, inducendo i rapitori a fare la prima mossa.
il cadavere di un bianco
A far gelare il sangue ai familiari, nei giorni scorsi, è stata la notizia del ritrovamento del cadavere di un uomo bianco. Dopo qualche ora di attesa si è scoperto che si trattava di un rapimento finito nel sangue. Le spoglie trovate però non erano quelle di Luca Tacchetto ma di un altro cittadino canadese, Kirk Woodman, crivellato da colpi d’arma da fuoco. Un caso non isolato, visto che tra il 2015 e lo scorso mese di settembre in Burkina Faso ci sono stati altri tre casi di sequestri che hanno riguardato cinque stranieri.
L’altro giorno i ministri degli Esteri e dello Sviluppo internazionale del Canada, Chrystia Freeland e Marie-Claude Bibeau, si sono recate in visita dalla madre e dalla sorella di Edith Blais. «Un incontro tra mamme», ha dichiarato il ministro, invitando ancora una volta a mantenere un profilo basso in questa fase delicata.
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