Reddito cittadinanza. Gli imprenditori: «A Napoli nove volte più che in Veneto. Così non serve»

Valerio, Confapi: «Nel Padovano coinvolte 4.823 famiglie per 458 euro, ma ogni posto di lavoro è costato 244 mila euro»
Cittadini in attesa per avere informazioni sul reddito di cittadinanza
Cittadini in attesa per avere informazioni sul reddito di cittadinanza

PADOVA. «Ogni posto di lavoro a tempo indeterminato prodotto dal reddito di cittadinanza è costato agli italiani 244 mila euro: con quei soldi se ne potevano creare 8 volte e mezza di più. Sono altre le strade per generare occupazione».

Il presidente di Confapi, Carlo Valerio, attacca il reddito di cittadinanza. «Sono d’accordo con il governatore Luca Zaia: è uno strumento da rivedere, sarebbe meglio affidare le risorse alle imprese per assumere». Dalle parole Valerio è passato ai fatti, commissionando un’analisi a Fabbrica Padova, il centro studi dell’Associazione, che ha messo in fila i numeri del reddito di cittadinanza.

I numeri padovani

In provincia il reddito di cittadinanza coinvolge 4.823 nuclei familiari. L’osservatorio statistico Inps attesta che a marzo 2022 i percettori di rdc o pdc (pensione di cittadinanza) in Veneto erano 46.594 (di cui 9.275 a Padova), i nuclei familiari 24.389 (di cui 4.823 a Padova): in media hanno ricevuto 456,61 euro per nucleo familiare (458,66 euro a Padova), per un costo per le casse dello Stato di 11,136 milioni di euro.

I percettori di rdc o pdc in Italia a marzo 2022 erano invece in tutto 2.576.950, i nuclei 1.153.220 e hanno ricevuto in media 552,84 euro ciascuno, per un totale di 637,5 milioni di euro. Ne consegue che il Veneto incide per circa l’1,75% del totale della spesa nazionale.

La polemica veneta

«Il presidente Zaia ha citato l’esempio di Napoli, su cui vale la pena di soffermarsi perché emblematico – continua Valerio – in quanto spende quasi quanto l’intero Nord Italia: la provincia partenopea solo a marzo ha ricevuto infatti 105,3 milioni per rdc e pdc, con 166 mila famiglie coinvolte e 446 mila beneficiari singoli (che ricevono in media 631,88 euro al mese).

In sostanza la sola provincia del capoluogo campano incassa 9 volte e mezza quanto arriva all’intero Veneto. Il Veneto versa ogni anno più del 9% dei 513 miliardi complessivi di introiti delle tasse in Italia, ma in questo caso riceve, come abbiamo visto, meno dell’1,8% del finanziamento stanziato per la misura. Il confronto con altre regioni dà l’idea della sproporzione tra il contributo del Veneto alle casse dello Stato e il ritorno al territorio in termini di sussidi».

Rapporto con il lavoro

Fabbrica Padova ha poi considerato un altro dato: quanti dei beneficiari del reddito di cittadinanza hanno trovato un lavoro stabile. A fine 2021, a due anni e mezzo dall’introduzione della misura, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (Anpal) ha comunicato che più di 550 mila persone hanno trovato un nuovo impiego nel periodo in cui hanno ricevuto il sussidio.

In generale, nella maggior parte dei casi ci troviamo però di fronte a contratti a tempo determinato, di breve durata e limitata specializzazione. I rapporti di lavoro permanenti, compresi i contratti di apprendistato, sono meno del 15%.

«Considerando che sinora per il reddito di cittadinanza sono stati stanziati 20 miliardi, è come se ognuno degli 82 mila posti di lavoro a tempo indeterminato che sono stati creati grazie alla norma sia venuto a costare 244 mila euro», afferma Valerio, «e considerando che la retribuzione lorda di un lavoratore italiano medio si attesta attorno ai 29.500 euro all’anno, possiamo arrivare ad affermare che con i 244 mila euro con cui si è arrivati ad avere un posto di lavoro se ne sarebbero potuti creare 8 e mezzo, investendo in modo più proficuo questi soldi».

«Quanto più utile sarebbe stato rimettere in circolo le risorse direttamente per favorire l’occupazione? Noi non diciamo che lo Stato non debba occuparsi di chi è svantaggiato e non può lavorare, ma ci sembra che qui sia stata spacciata volutamente una cosa per l’altra: il reddito di cittadinanza è stato venduto come uno strumento per creare occupazione e invece non è certo così».

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