Restyling alla Querini Stampalia Mario Botta come Carlo Scarpa

Ridisegnato l’ingresso, realizzati nuovi spazi compreso un auditorium, e una scala che continua la lezione del maestro. «Questa è una ricucitura urbana»
Di Vera Mantengoli

di Vera Mantengoli

VENEZIA

La metamorfosi si è compiuta. Palazzo Querini Stampalia, sede della storica Biblioteca in Campo Santa Maria Formosa, ha concluso in questi giorni il progetto di restauro della struttura che fu oggetto di un precedente intervento a cura dell’architetto veneziano Carlo Scarpa. Senza lasciare traccia di strappi il nuovo ha preso il posto del vecchio. Il corpo non è cambiato, la pelle è rimasta la stessa. Il progetto ha rispettato il contesto, inserendosi con equilibrio tra l’acqua e la pietra. Ieri in Querini, nel corso della presentazione alla stampa dell’intero lavoro, l’architetto Mario Botta, l’ultimo di un cerchio di esperti che ha concluso il progetto durato trenta anni, ha definito questa operazione «ricucitura urbana»: «Io sono un assertore convinto del nuovo » ha affermato il pluripremiato architetto, allievo inoltre di Le Courbusier e Louis I. Kahn «ma bisogna sempre tenere presente la misura e il contesto e non me la sono sentita di realizzare un progetto che si imponesse su un contesto. Il contesto è per me parte integrante del progetto e ho cercato di tenerlo sempre presente, omaggiando l’intuizione strutturale del pensiero di Carlo Scarpa che aveva sempre portato rispetto nel preesistente». Un lavoro svolto «all’insegna dell’umiltà e della modestia progettuale» con uno stile che l’architetto, originario di Mendrisio in Ticino, ha appreso fin da giovanissimo, direttamente sul campo: «Ho iniziato lavorando come l’apprendista in una bottega, andando a misurare la circonferenza degli alberi per Louis Kahn o i millimetri di pioggia che cadevano dove si doveva costruire». L’allievo di Carlo Scarpa era solito portare dalla Svizzera le sigarette egiziane al Maestro che ne utilizzava spesso la carta per abbozzare gli schizzi dei progetti. Botta ha operato gratuitamente per la Biblioteca dove da giovane, residente in Campo della Guerra, soleva recarsi a studiare, come prolungamento della propria casa. Il restauro da parte di Mario Botta, avvenuto dal 1993 a oggi, riguarda diversi ambienti. L’ultimo realizzato che chiude questa fase di metamorfosi dell’edificio è il nuovo ingresso sul Rio di Santa Maria Formosa, a fianco di quello precedente con il ponte in acciaio progettato da Scarpa, ma fragile per l’affluenza di persone che ci passano ogni giorno per andare in biblioteca. In precedenza sono stati realizzati interventi nel cortile interno dove si è mantenuto il vecchio campiello con il pozzo. Qui sono stati appesi al soffitto vetrato dei drappi che richiamano le vele e danno l’effetto della luce dei canali riflessa sulle pietre. Gli altri interventi riguardano l’inserimento dell’ascensore, le scale e, infine, l’Auditorium «G. Piamonte», con le pareti in stucco: «Ho cercato di riprendere la cultura veneziana utilizzando un materiale che sembra velluto e che spinge chi lo guarda a ad accarezzarlo. Anche Scarpa teneva moltissimo al recupero non solo della cultura del contesto, ma anche degli artigiani che sceglieva con cura: l’impresa De Luigi per lo stucco, Zanon per i fabbri e carpentieri, Anfadillo per la falegnameria e Zennaro per il marmo». Nel sottosuolo si sono ritrovate antiche monete e addirittura resti di cibo appartenenti al tempo in cui il Palazzo era una calle di negozi, accessibile da Ruga Giuffa. Scavando è stata rinvenuta una colonna che Botta ha posto nel nuovo ingresso come segno di una filosofia che cresce verso il futuro, integrando l’antico: «La Querini Stampalia è una straordinaria macchina storica perché è un insieme di strutture collaterali. In tutto questo io mi sento come un medico condotto che è stato chiamato per dare continuità alla vita e mantenere in equilibrio il contesto, il dentro con il fuori e il Palazzo con Venezia. A mio parere, la città rimane la forma umana di aggregazione più intelligente, nonché un organismo che continua a crescere nei secoli».

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