Ricco con i cavalli, povero per il fisco

L'imprenditore cittadellese Bressan pescato dalla Guardia di finanza
POVERO PER IL FISCO. Massimo Bressan i cavalli come business
POVERO PER IL FISCO. Massimo Bressan i cavalli come business
 
CITTADELLA.
Massimo Bressan a 47 anni si godeva la vita allevando cavalli da corsa e collezionando auto di lusso. Secondo la Guardia di finanza, però, negli ultimi quattro anni si era dimenticato di pagare le tasse per un reddito calcolato in 255.000 euro. Beccato dalle fiamme gialle Bressan, divorziato, residente a Cittadella in via Postumia di Ponente, non è stato comunque denunciato.
 Per risolvere il contenzioso con l'erario a Bressan basterà pagare una multa pari a quanto non ha versato. Secondo la Finanza l'imprenditore possiede un allevamento di cavalli da corsa, con una settantina di purosangue che acquistava e rivendeva. Le punte di diamante sono Americana Ok, Danzica Light e Micky Ok. I primi due hanno portato a casa premi per più di 77 mila euro, mentre il terzo ha partecipato a ben 121 corse, con un record di otto vittorie, 71 piazzamenti e oltre 58 mila euro di premi vinti.  Grazie ai successi dei suoi purosangue, anche il tenore di vita di Bressan «galoppava» fra motori rombanti e una villa lussuosa. Nel garage di Cittadella gli uomini del maggiore Francesco Sodano hanno rinvenuto una Mercedes 3000 e una moto Yamaha 650. Ma al fisco dichiarava le briciole, da bravo finto-povero. Ovvero, nel periodo 2005-2008 (tutte annualità contributive chiuse), l'allevatore ha dichiarato redditi personali per zero euro nel 2005; un miglioramento l'anno successivo con 13.136 euro; di nuovo l'abisso di zero euro nel 2007 e infine un'altra ripresa nel 2008 con 18.678 euro.  Le indagini sono cominciate a fine 2009 in seguito a un normale controllo sul territorio e sono state chiuse a fine estate. Di fronte ai redditi irrisori dichiarati, Bressan è stato sottoposto alla lente d'ingrandimento dei finanzieri, che grazie al redditometro hanno ricostruito i redditi effettivi occultati. E adesso saranno integralmente recuperati. Inoltre incrociando i dati dell'Unire (l'Unione nazionale allevatori del cavallo trottatore) e dell'Anact (Associazione nazionale allevatori) è saltato fuori che il titolare dell'allevamento di Cittadella dall'avvio dell'attività aveva acquistato o venduto ben 73 cavalli, cinque dei quali presenti nell'allevamento: 70 sono risultati intestati all'allevamento e tre direttamente al titolare.  «I soldi recuperati - sottolinea il colonnello Ivano Maccani, comandante provinciale della guardia di finanza - serviranno ad alimentare il sistema pensionistico e la realizzazione di beni per la collettività come le scuole. Deve essere chiaro a tutti che i furbetti hanno le ore contate. Le banche dati e i pubblici registri disegnano in pochi istanti le singole posizioni contributive. Continuiamo a setacciare gli status symbol perché i poveri furbetti non sanno proprio rinunciare ai beni di lusso».

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