Ricercatrice cade in montagna e muore

Miriam Villamuelas, 27 anni, di Toledo, studiava ad Agripolis e viveva al Portello: è precipitata osservando gli stambecchi
Di Silvia Quaranta

Una vita spezzata, a soli 27 anni, sul campo della ricerca, in Francia. Miriam Villamuelas, spagnola di Toledo, viveva a Padova da ottobre dello scorso anno: qui era arrivata per coltivare la sua passione più grande, quella per la natura, con un dottorato ad Agripolis sul comportamento degli stambecchi alpini. Proprio gli animali che stava osservando, secondo la ricostruzione dei soccorritori francesi, al momento del tragico incidente a Champagny-en-Vanoise, in Savoia. La ragazza, che sulle alture francesi avrebbe dovuto trascorrere solo un weekend, stava percorrendo un pendio molto ripido, a circa 1500 metri d’altezza: la dinamica dei fatti, che risalgono a domenica sera, non è del tutto chiara, ma con ogni probabilità ha perso l’equilibrio cadendo nel corso d’acqua, dove poi è stata ritrovata ormai senza vita. La curiosità della ricerca, la tensione estrema verso la conoscenza è stata forse fatale, spingendo la giovane dottoranda a mettere un piede in fallo, o a perdere di vista il terreno su cui camminava.

Poche le notizie sul decesso, che all’ateneo è stato confermato dalla mamma: la notizia era rimbalzata, con poche informazioni, su alcuni quotidiani online francesi, fino ad arrivare a Padova, dove la ragazza abitava nello studentato Copernico (zona Portello). «Il nostro dolore, già atroce, non si placa» commenta il rettore Rosario Rizzuto. «In una settimana che lascerà un segno indelebile su di noi, un altro lutto colpisce l’ateneo. Anche in questo caso ci troviamo a piangere una giovane che aveva scelto Padova per condurre anni decisivi della sua formazione. Anni che non si dimenticano perché sono quelli in cui cresciamo e maturiamo, spesso fra i più belli della nostra vita. Miriam ad Agripolis era benvoluta da tutti, studenti e professori. Chi la conosceva di persona la ricorda come entusiasta, solare, una persona con cui era bello passare il tempo. Come rettore e come padre, rimango sempre sconvolto da notizie come questa: faccio le condoglianze, anche a nome dell’Ateneo, ai parenti e agli amici di Miriam». Nonostante la giovane età, la dottoranda aveva già qualche pubblicazione su riviste scientifiche internazionali e un curriculum invidiabile: dopo la laurea in biologia all’Università di Alcala de Herares, a Madrid, aveva conseguito un master all’università di Barcellona e poi ottenuto un prestigioso riconoscimento europeo - la “Marie Curie” - per il suo lavoro. Al polo di Legnaro, Miriam si occupava di studiare animali selvatici nel loro habitat. «Il suo dottorato di ricerca» spiega il professor Maurizio Ramanzin, «si inseriva in un progetto pluriennale che combina Gps tracking, remote sensing e approcci modellistici per comprendere le strategie di adattamento delle femmine di stambecco alpino alle condizioni estreme degli ambienti in cui vivono. In particolare, il suo obiettivo era quello di evidenziare come gli animali rispondono alle variazioni stagionali della disponibilità trofica. Su questo progetto stava anche per essere attivata una cotutela con l’Università di Barcellona, dove lei aveva conseguito la sua tesi specialistica. Ho conosciuto Miriam come una persona molto aperta e positiva, sempre curiosa di apprendere, professionalmente brillante e determinata. Aveva cercato questo progetto di dottorato con entusiasmo: era felice di poter coniugare la ricerca in ecologia animale con la sua grande passione per la montagna e la natura». E da Agripolis i colleghi aggiungono: «Non vi sono parole per esprimere il dolore di quanti hanno conosciuto e apprezzato la profonda umanità e le doti professionali di Miriam. Esprimiamo la massima partecipazione al dolore dei familiari, possano trovare pace e conforto nel pensiero che Miriam è stata preziosa e che vivrà nei nostri cuori». Poche parole dalla famiglia, che sembra abbia chiesto la cremazione in Francia per poi darle sepoltura nella città natale.

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